venerdì 31 dicembre 2010

AVVOCATI IN DIFFICOLTA' A DIFENDERE LE DONNE



GLI AVVOCATI PARLANO:

Francesca si recò da un avvocato per difendere suo figlio, vittima di abusi sessuali (documentati medicalmente da un ospedale), e l'avvocato le risponde: "spiacente ... purtroppo difendo soltanto gli uomini ... è troppo difficile difendere una donna".

Parole dell'avvocato di Marika: "E diventato impossibile difendere una donna. C'è stata una vera RIVOLUZIONE nei tribunali negli ultimi dieci anni
. Prima guai ad un uomo se c'era una situazione di violenza, abusi, ecc. Ormai il tribunale è pieno di giudici donne che non aiutano le donne e hanno poca simpatia per i problemi delle donne."

Altro avvocato: "Sono rimata ALLUCINATA. E stato detto da un giudice dice di ristabilire un rapporto tra un uomo che abusava sessualmente della figlia!" Collega avvocato risponde: "Sono cose da far drizzare i capelli sulla testa".

AVVOCATI DUNQUE SPESSO IMPOTENTI nel difendere donne o bambini vittime di atti di violenza.

Il problema? Queste "novità" sono molto recenti, ancora poca gente ne è al corrente, e sopratutto chi non ha mai avuto a che fare con tribunali non ne ha la minima idea. Molte madri vanno in tutta innocenza a chiedere aiuto ad assistenti sociali e tribunali per incontrare poi un MURO duro, durissimo, di indifferenza. Chi non ha testimoni, documentazione ecc. non ha proprio speranza.

(Tutti i nomi sono stati chiaramente cambiati)

Francesca Losser Martin

martedì 28 dicembre 2010

Coercizione e Visite Protette ...


Considerando il numero di atti violenti commessi contro donne e contro mamme, vi domandate forse cosa ne pensano i bambini? Chiaramente, moltissimi bambini che hanno assistito a tali scene sentono il desiderio di proteggere la madre. Possono anche sentire moltissima rabbia contro il padre che è stato violento contro la persona che spesso amano più di tutti al mondo.

Cosa farne di questi bambini? Visto che hanno pochissimi diritti e pochissima vera protezione? Chiaramente i tribunali si incaricano spesso di avviarli verso visite protette al più presto. E forse mai stato stabilito che i bambini avranno bisogno forse di una pausa, di un momento per riflettere, di elaborare tutto ciò che hanno vissuto? No ... assolutamente no. E' forse stata considerata la possibilità che i bambini forse per un periodo avranno paura o disgusto a stare in compagnia della persona che è stata violenta e aggressiva nei loro confronti, che li ha aggrediti o violentati? Nessuno ha mai veramente indagato questi discorsi o dato molto peso alla sofferenza dei bambini in questo senso.

Ebbene, i bambini vengono spesso forzati a fare le visite protette in condizioni spaventose, cioè: sotto minaccia, oppure con violenza fisica e psicologica. C'è il caso di Maria, alla cui figlia fu detto dagli assistenti sociali "se non vuoi entrare a vedere il papà, il giudice ti metterà in casafamiglia" ... oppure i fratellini che venivano spinti nella stanza delle visite dagli assistenti, e a cui veniva poi bloccata la porta. Senza poi parlare dell'ultima storia (sotto citata), di Tommaso e Fabio, quando la persona che in effetti avrebbe dovuto aiutarli, li bloccò per un'ora e mezza mettendosi con la sedia contro la porta! A qualsiasi madre normale piacerebbe vedere i figli in buoni rapporti con il padre ... ma è questo il modo? Con la forza, e la violenza? Tanto vale rinchiudere i bambini a chiave nella stanza, sarebbe la stessa identica cosa.

Ma quante storie ce ne sono così? Per quale motivo un bambino più grande ha il diritto di fare ciò che gli pare, ma uno più piccolo (che forse ha molto più bisogno di comprensione e delicatezza) non ha il minimo diritto?

Prigionieri? Senza diritti? ... Non è un esagerazione.

Emeline Lori

giovedì 23 dicembre 2010

Visite Protette, ossia Guardia e Prigioniero?


Riferisco un'altra storia vera, del 21 secolo ... la storia di una visita protetta e di come si è svolta. Purtroppo, non è tanto raro, adesso che hanno tolto ai bambini qualsiasi diritto riguardo i loro rapporti con i genitori, sentire storie allucinanti.

Il padre di Tommaso e Fabio è stato allontanato dalla polizia per stalking. Non ha piu il diritto di avvicinarsi, né di chiamare i bambini, né la madre, insomma, un divieto di qualsiasi contatto
. Nel passato ha anche frequentemente minacciato di portare via i bambini, lontano dalla madre, dicendo loro che non l'avrebbero rivista mai piu. Li terrorizzava psicologicamente con il suo modo di fare, e quando veniva a vederli, spesso urlava, comandava, metteva paura ... e spesso si ubriacava.

I bambini ormai non hanno proprio voglia di vederlo. Però, gli è stata concessa la facoltà di frequentarli nelle visite protette, protette da una psicologa, che dovrebbe gestire la situazione e tenerla sotto controllo.

Sembra perfetto, vero? .... Eppure ...

Ebbene, i bambini durante l'ultima visita sono stati trattati da prigionieri, da criminali. La psicologa che doveva proteggerli, si è messa per l'intero tempo davanti la porta, ha messo la sua sedia proprio davanti alla porta, bloccandola. Il piccolo mi racconta di essersi sentito prigioniero, bloccato, solo e abbandonato. Invece dell'ora che doveva passare li dentro, è stato trattenuto un'ora e mezza, ma in condizioni forzate, anomale, opprimenti. Il fratello maggiore mi racconta che è fuggito subito proprio perchè non gli piaceva proprio il modo di fare della psicologa, si è arrabbiato e non ce la faceva a rimanere li dentro. E riuscito a fuggire in tempo, ma il fratello è rimasto dentro, bloccato.

E' questo il condiviso? Far sopportare a qualsiasi costo la presenza dei due genitori, pure con la violenza? Anche un genitore allontanato, per motivi gravi? Non si comprende nemmeno il bisogno per il bambino di avere una tregua, una pausa, un momentino per riprendersi? Inoltre, i bambini sono COSTRETTI a frequentare queste visite durante le ore di scuola! Le suppliche continue della madre di spostarle al pomeriggio hanno soltanto ottenuto un indifferente 'il pomeriggio abbiamo da fare'. La Direttrice della scuola è ormai arrabbiata, i bambini stanno perdono lezioni essenziali, non riescono piu a seguire la classe il giorno successivo. La madre si deve assentare di mattina dal lavoro, per andare a queste visite. Ogni volta deve chiedere un permesso!

Chiunque abbia storie di questo tipo da raccontare, le può mandare al nostro indirizzo, pure anonime. Spero presto di aggiornarvi, con una seconda puntata, per capire come Tommaso e Fabio potranno tornare alla normalità, essere rispettati di nuovo.

venerdì 3 dicembre 2010

Goethe e i Bambini ...


GOETHE E I BAMBINI:
(estratto dal suo romanzo "Werther") ...

"mi ricordo sempre le parole del Nostro Signore: "Diventate come dei piccoli bambini!" - Eppure, caro amico, li trattiamo come i nostri SUDDITI, questi bambini che sono i nostri UGUALI e che dovremmo considerare i nostri modelli. Diciamo che non hanno una volontà propria! E noi? Perché solo noi abbiamo il diritto esclusivo alla volontà? Perché siamo più grandi e più "saggi"? Dio, quando ci guardi da su nel Cielo e vedi soltanto bambini piccoli e grandi, tuo Figlio ci ha spiegato quali dei due fa più piacere a Dio. Però credono nel Signore ma non ascoltano le sue parole".

mercoledì 20 ottobre 2010

Bigenitorialità è affidare un figlio al padre ad ogni costo??


Bigenitorialità è un bel concetto condiviso non solo dai padri ma anche dalle madri e dai figli quando le famiglie si sgretolano, se non fosse che… La legge sull’affido condiviso pretende di imporre la sua applicazione indifferentemente a tutti i casi di separazione.

La Bi-genitorialità non è ammissibile laddove sussista un clima di violenza.

Ma riflettiamo! A quale donna e madre separata non piace poter avere un po’ di tempo libero da dedicare a se stessa, andare dal parrucchiere o solo a bere un caffè con un’amica, sapendo che i suoi figli sono al sicuro con un padre amorevole che se ne prende cura? A quanti figli non piace sapere che, nonostante i loro genitori non vadano più d’accordo, riescano a godere della presenza di entrambi senza problemi?

Le risposte sono ovvie: a tutte e a tutti.

Ma, poiché la maggior parte delle coppie si separa perché in “conflitto”, difficilmente dopo la separazione, la loro situazione si appiana.

I giudici auspicherebbero forse vedere dei genitori che si lasciano in accordo su tutto, soprattutto per quel che concerne la cura dei loro figli. Ma così non è. Per la mia esperienza molto personale, ai giudici, così come agli operatori che ruotano generalmente intorno alle coppie separate, non interessa nulla quale delle due parti in causa alimenti la conflittualità.

Dato che non possono, in così poco tempo (il tempo dell’udienza) giudicare e decidere su chi dei due sia più meritevole di fiducia come genitore, si affidano al lavoro svolto dagli avvocati, consulenti psicologi e assistenti sociali (laddove siano nominati).

E, salvo che non sussistano motivi molto gravi, a nessuna di queste figure interessa sapere da “quale” parte scaturisca il conflitto. Essi partono dal presupposto che il fallimento dell’unione sia addebitabile a entrambi. Ecco perché molti ci sentiamo ingiustamente colpiti quando constatiamo che il giudice, nell’emettere la sentenza, non ha colto la nostra posizione di vittima rispetto alla condotta discutibile del nostro ex partner.

Tutto questo per dire che

La scelta di un bravo avvocato non può essere casuale né affidata alle pagine gialle, soprattutto oggi perchè:
- Oggi la legge sull’affido condiviso ha tolto alle madri tutte quelle tutele di cui prima godevano. Oggi sempre di più i figli sono affidati ai padri, anche se la TV e i giornali non ne fanno menzione.
- Oggi vige la cultura che le madri accusano falsamente i loro ex compagni per vendetta e per estrometterli dalla vita dei loro figli.
- Oggi in molti tribunali è entrato un assurdo “spauracchio” chiamato PAS, ossia la sindrome da alienazione genitoriale, osannata da tanti padri separati e usata dai loro avvocati contro le loro ex compagne per ottenere la custodia dei figli (con relativa assegnazione della casa coniugale e il mantenimento della prole).
- Oggi le madri sono costrette a continuare ad avere rapporti “civili” con i loro ex compagni, anche se violenti e abusanti e anche se temono per se stesse e per i loro figli.
- Oggi le madri che accusano i loro ex compagni di abusi sessuali nei confronti dei figli minori, sono tacciate per bugiarde, manipolatorie e perciò inattendibili. Lo stesso trattamento è riservato ai figli e non è raro che essi siano allontanati dalle loro mamme per forzarli a frequentare i loro padri.

Col concetto della Bigenitorialità si vogliono nascondere sotto il tappeto della cura e della tutela dei minori, le falsità e gli interessi economici. Quanti sono i papà veri che rinunciano ai divertimenti e alle donne per accudire ai loro figli? Quanti sono quelli che li affidano ai nonni, agli zii, agli amici e ai conoscenti perché “troppo occupati” per poterli curare? Sicuramente un po’ più di un tempo ma comunque sempre pochi rispetto al loro numero. Basti vedere nei siti d’incontro online che pullulano di padri separati alla ricerca di nuove conquiste o nei luoghi di divertimento.

Non si sente e non si legge altro dai mass media in questi ultimi tempi che: “Papà separati, i nuovi poveri”. E a chi non viene in mente, leggendo questi titoli, che le mamme separate facciano vita da “signore” con i soldi dei loro ex compagni? Forse una volta questo succedeva, chissà, forse…

La verità è che oggi, le madri separate non vanno in TV o sui giornali a lamentarsi (oggi per i mass media non c’è spazio per i problemi delle donne…al massimo danno spazio alle poche madri assassine, giusto per denigrare la figura materna). Le mamme separate si rimboccano le maniche e vanno a fare le pulizie e a curare le persone anziane, si prestano a qualsiasi lavoro umile e dignitoso pur di nutrire se stesse e i loro figli, senza lamentarsi né pretendere la prima pagina dei giornali per questo.

I papà separati hanno capito bene che l’affido esclusivo alla madre, un tempo era una prassi consolidata dovuta a un fattore culturale ed è perciò la cultura degli italiani che essi stanno influenzando attraverso i mezzi d’informazione e internet. Questi padri sanno che oggi, più che mai, devono giocare la loro partita, ora che i riflettori dei mass media sono puntati su di loro e che molti politici sono dalla loro parte.

La cronaca li sta mettendo a dura prova: troppo spesso a uccidere le donne sono mariti e padri e non fanno certo bene alla loro causa, perciò essi li giustificano e li difendono in quanto uomini, criminalizzando le vittime anziché i loro carnefici.

Ma perché non si dissociano da questi assassini e non ne prendono le distanze?

Forse perché sono divenuti troppi…o forse chissà, perché sotto sotto, c’è qualcuno che gioisce nel vedere tutte queste donne ammazzate? Forse qualcuno che s’è lasciato prendere la mano dall’odio contro le donne? Speriamo di no, speriamo che se così fosse, quel qualcuno si ravveda perché l’odio non ha mai portato a nulla di buono…

M.R.

http://esseredonna.wordpress.com

venerdì 1 ottobre 2010

OTTOBRE: MESE CONTRO LA VIOLENZA DOMESTICA!



La PMA negli USA ci informa che questo è il MESE CONTRO LA VIOLENZA DOMESTICA e che qualsiasi aiuto nostro sarà utile (ognuno può fare ciò può: scrivere articoli, aiutare una persona che sta subendo violenza, una donazione, una protesta...)

giovedì 30 settembre 2010

"Terapie" di Tribunale ... Avvertenza



Vorrei sfasciare un mito, una menzogna che domina i tribunali ... il mito della terapia di famiglia, imposta troppo spesso per "aiutare" una famiglia a superare i problemi. Una terapia che arricchisce gli psicologi. Sí ... avete letto bene, anche se imposta dal tribunale, bisogna pagare!

Oggi giorno è ormai abbastanza di norma imporre terapie a chi si rivolge al tribunale per aiuto in cause civili, richieste di modifiche, richieste per visite protette, ecc. Qualsiasi minimo segno di "disagio" va bene. Da una decina d'anni il Tribunale impone, (ma allo stesso tempo parla furbamente solo di "inviti") una marea di terapie ai genitori che si rivolgono ai tribunali italiani per aiuto. Non parlo delle terapie proprio necessarie, perché pure queste esistono, ma delle terapie prescritte a persone "normali". Avete già forse uno psicologo o una psicologa di cui vi fidate e con cui vi trovate bene? Bisogna scordarseli, e andare al posto indicato dal tribunale, con sconosciuti, per parlare di cose intimissime e delicatissime. Non vi piaciono? Poco importa, ci dovete andare. E non dimenticatevi che dovete anche pagare!

E successo di nuovo, nel caso di Patrizia, che le fu prescritta una terapia di famiglia, durante tutto il periodo in cui suo ex marito continuava a minacciare lei e i figli e li pedinava di nascosto. Terapia intollerabile per Patrizia, che chiedeva in continuazione aiuto a terapeuti che continuavano ad ignorare completamente le sue richieste e rifiutarono di parlare del problema dello stalking. Patrizia rimase alibita. L'ex marito non la smetteva, Patrizia tornava a casa con mal di testa, testa, nervosa, e spaventata. Le fu anche detto in poche parole che se la smettesse di frequentare la terapia, i figli rischiavano la casafamiglia! L'ex la minacciava addirittura in piena terapia "devi soffrire, piangere..." Parliamo proprio e precisamente della "terapia della minaccia" raccomandata da Gardner, ossia la terapia incubo. Il problema dello stalking fu completamente ignorato fino al giorno in cui la polizia fece un ordine di protezione per Patrizia, salvandola dalla terapia/incubo e chiedendo l'allontanamento del padre da lei e dai bimbi.

Le tante sorprese di Patrizia:
1. La terapia era IMPOSTA (sotto minaccia di perdere i figli).
2. La terapia doveva continuare (nonostante minacce di morte, pedinamenti, ecc.)
3. La terapia era a pagamento!!!!
4. Non c'era scelta di posto, persona, ecc.
5. Le sue richieste di aiuto furono completamente ignorate.
6. VENIVANO FILMATI! (c'era una telecamera)
7. C'era uno psicologo nascosto dietro uno specchio (che poi non è uno specchio) che vedeva tutto e che nemmeno si presentava durante le sedute e nemmeno salutava.
8. Una studentessa si occupava della terapia, come parte dei suoi studi!
9. L'unica volta che non ci è andata (perchè malata con influenza e con bambino malato pure) fu subito rimproverata dagli assistenti sociali e le fu detto che non andandoci potrebbe perdere i figli.

RIPETO CHE PARLIAMO DI UNA STORIA VERA.

Patrizia si ritrovò addirittura in una situazione dove stava spendendo un minimo di 130 euro al mese su terapie imposte dal tribunale, chiedendosi cosa mai le stava succedendo.
Non dimentichiamoci che le "terapie" hanno un obiettivo. Ossia, se c'è scritto che la famiglia deve andare d'accordo, guai se non ci riuscite! Anche se il partner vi picchia, vi minaccia, ecc. se l'obiettivo è quello, i terapeuti vorranno sempre dimostrare che si sono riusciti.

E possibile che nel 2010 si svolgono in questo modo le "terapie" di famiglia?

Federica Comper Smith

giovedì 16 settembre 2010

Ascolto ai Bambini ... 8 Ottobre



Se ad ogni bambino non viene garantita la possibilità di essere ascoltato, accolto, compreso e aiutato a sentirsi protagonista, allora il diritto all'infanzia è destinato a restare nient'altro che un nobile principio affermato solo sulla carta. E' questa la considerazione alla base del Convegno “Quando l'ascolto è un diritto”, organizzato dal Movimento per l'Infanzia, attraverso l'Associazione 21 Luglio, che si terrà a Roma l'8 ...ottobre 2010 presso Palazzo di Mattei Paganica (Piazza della Enciclopedia Italiana 4).

Oltre a esperti nel campo sociale, giudiziario e scientifico, è prevista anche la partecipazione della scrittrice Susanna Tamaro, autrice, tra gli altri, di “Và dove ti porta il cuore” e “Ascolta la mia voce”, da sempre attenta alle vicissitudini dei bambini e al rispetto dei loro diritti fondamentali.

Scopo dell'evento è quello di denunciare come, nel nostro Paese, la scarsità di risorse umane e materiali, la mancanza di figure professionali adeguate, la confusione di interventi sociali e una scarsa cultura minorile abbiano di fatto relegato l'ascolto del minore a un fatto marginale. Anche se sul piano internazionale, infatti, il diritto all'ascolto è ampiamente riconosciuto dalla Convenzione per i diritti dell'Infanzia di New York del 20 novembre 1989 e dalla Convenzione di Strasburgo del 1996, le istituzioni italiane non sempre si sono mostrate attente a mettere in pratica questi principi.Il convegno si svolgerà a partire dalle ore 16.

La partecipazione è gratuita e aperta a tutti. Tuttavia, occorre iscriversi inviando una e-mail a ass.21luglio@gmail.com

martedì 10 agosto 2010

Sei Violento? ... Ma Dormi Tranquillo!



Scrivo con tristezza, rendendomi conto che l'uomo violento oggi giorno è libero di comportarsi come gli pare verso la famiglia. Vi scrivo con tutta l'ironia del mondo.

Uomo violento, hai picchiato moglie e figli? OK, stai tranquillo, non ti preoccupare, lo stato ti GARANTISCE contatto regolare con i figli, e ti garantisce tutti i tuoi diritti - intatti. Anche se te li riducono per un periodo, assistenti sociali e tribunali faranno salti mortali per ridarteli tutti. Dovrai forse sopportare qualche perizietta, un pò di spese per avvocati, ecc. ma non temere, si sposteranno montagne per aiutarti.

C'è stata anche violenza sessuale, pedofilia, ecc.? Non ti preoccupare. Non angosciarti e non passare le notti insonni. Non c'è proprio bisogno. Lo stato ti GARANTISCE tutti i tuoi diritti, anche se non subito. Li ritroverai intatti: è una promessa.

Tuo figlio dice di aver sofferto così tanto che non ti vuole vedere? Non ti preoccupare. TI DEVE VEDERE E LA DEVE SMETTERE. Pochi comunque lo ascolteranno. Se lo ascoltano, non ci faranno caso. Anche se viene trascinato con la forza alle visite dagli assistenti sociali, ecc., TI DEVE VEDERE COME SE NIENTE FOSSE. Ti deve anche trattare bene, essere gentile con te, lo costringeranno a rispettarti e a parlarti. E' un tuo diritto.

Tuo figlio è spaventato? Non ti preoccupare, sarà costretto a dimenticare il suo spavento e comunque a minimizzarlo. Magari gli diranno che se l'è sognata tutta. Dunque posa tranquillo la tua testa sul tuo cuscino la notte, nessuno ti toccherà. Se tuo figlio continua e insiste a non voler vederti, dormi tranquillo che sarà portato via dalla mamma e messo in casafamiglia, dove si farà un grande lavaggio di cervello, e prima o poi ti adorerà.

Hai la buona fortuna di essere stato violento in casa, senza testimoni presenti? Ancora meglio. Allora sì che sei in gamba. Comunque ti consigliamo di essere violento solo nei momenti in cui testimoni non sono presenti, e sappiamo bene che la maggior parte dei reati e degli atti violenti succedono tra le quattro mura, o in strade e posti isolati. Pochi sono tanto cretini da comportarsi male davanti agli altri. Dunque, NON TI PREOCCUPARE.

Anzi, dovrà stare attenta tua moglie, che ha forse osato dire certe volte che era spaventata dal tuo comportamento o che ti ha chiesto di smetterla o che desidera proteggere i figli! Ti ha chiesto di smetterla davanti ai figli? Ancora peggio - per lei. E meglio - per te. Le metti una bella PAS! ... Una donna non dovrebbe mai dire queste cose, non ti pare? Dovrebbe solo avere parole di cortesia, e di estrema gentilezza verso di te. Dovrà rispondere a violenza, strilli, minacce e insulti solo con dolcezza. Se non lo sta facendo, la costringeranno. Come osa arrabbiarsi o cercare di difendersi?

Emeline Lori

PMA Madri Protettive nel Mondo

martedì 27 luglio 2010

PMA ormai su Facebook



La PMA, Madri Protettive nel Mondo, ha ormai la sua pagina su Facebook. Ci sono informazioni, tante storie, anche dai nostri coordinatori degli USA, Janice Levinson e il noto psicologo, terapeuta, CTU, Lundy Bancroft, che ha pubblicato libri e combatte per i diritti delle madri che tentano di proteggere loro figli e incontrano difficoltà. C'e anche la pagina PMA originale, in Inglese.

DIRITTI INFANZIA CALPESTATI




L'Italia ha aderito, come tanti altri paesi, a questa convenzione. Sembra che l'abbiano dimenticata completamente. Ci sono troppi bambini sofferenti attualmente, non ascoltati, e privati dei loro diritti essenziali. Bisogna dunque ricordare questa Convenzione e cosa l'Italia aveva promesso ai suoi figli e ai giovani.

CONVENZIONE DI NEW YORK – DIRITTI FANCIULLI

Art. 12

1. Gli Stati parti garantiscono al fanciullo capace di discernimento il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa, le opinioni del fanciullo essendo debitamente prese in considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità.

2. A tal fine, si darà in particolare al fanciullo la possibilità di essere ascoltato in ogni procedure giudiziaria o amministrativa che lo concerne, sia direttamente, sia tramite un rappresentante o un organo appropriato, in maniera compatibile con le regole di procedura della legislazione nazionale.

lunedì 26 luglio 2010

Patrizia Oggi...III Parte


Dopo mesi interi senza vedere il padre, (non dimentichiamo, considerato pericoloso dalla polizia) giunge il momento della visita ... il figlio grande ancora si ricorda dei giorni in cui vivevano nella paura, e ripete "mamma, non dimenticare che ti voleva ammazzare ...", "sgridava sempre", "non ci vogliamo andare". Il piccolo si ricorda di meno ma è arrabbiato ... Il grande dice addirittura: "è il peggior giorno della mia vita ... vorrei un coltello per uccidermi". Patrizia, allarmata, passa il resto della serata a tranquillizzarlo. Per fortuna riesce a calmarlo. Non è la prima volta che il bimbo si ricorda con orrore il comportamento del padre. Che non riesce a volergli bene perchè praticamente dalla nascita hanno vissuto in questo modo.

Giungono al posto della visita. I bimbi non vogliono entrare, ma la mamma riesce a convincerli. Omette di dire che se non ci vanno ci potrebbero essere guai grossissimi per tutti loro. Da bravo stalker, il padre si fa trovare già al cancello, in attesa, ma la mamma non osa denunciarlo ancora una volta. Mancano i testimoni, e poi ce ne sono tante e tante di quelle denuncie, diventa stancante, un lavoro senza fine. Si tratta anche di spese senza fine. Altri avvocati, altre udienze. Una mamma single, che lavora, non ha né tutto questo tempo, né tutti questi soldi.

Quello che colpisce non è il fatto che ci sia una visita. E pure normale cercare di vedere se è possibile ristabilire un rapporto tra padre e figli anche dopo anni di disastri. Colpisce il modo in cui si svolge ... I bambini si lamentano, ma tutti ci passano sopra e li fanno entrare all'ora precisa. All'interno della stanzetta misera e piccola dovrebbero rimanere un'ora intera, con ben quattro adulti! Dopo mezz'ora seduti in questa stanzetta, i bimbi non ne possono più e la mamma da fuori sente degli strilli. Delle vocette che strillano forte. Delle manine che cercano di aprire la porta, più di una volta. Alla fine escono fuori incavolati. Si mettono a litigare con gli operatori. Gli operatori passano ben 15 minuti a cercare di convincere i bimbi di tornare dentro! Quindici minuti sprecati, che non fanno altro che aggravare la situazione. La rabbia dei bimbi non fa altro che aumentare. I bambini più tardi riferiranno di essersi sentiti "in prigione".

Per la mamma i bimbi sono stati bravissimi, sono rimasti ben 30 minuti nella stanza. Questo è molto, è tanto! Sono stati grandi. E tanto per dei bimbi che per anni hanno avuto paura e si ricordano ancora delle minacce del padre di portarli via, di rapirli, di come strillava, di come si ubriacava. Forzarli oltre la loro volontà sembra una violenza ... una mancanza di rispetto. E in effetti, più gli operatori insistono, più i bimbi si irrigidiscono. Bisogna essere psicologi per capire questo? ...

Bambini senza diritti? .... Come mai? Stanno soltanto cercando di far capire agli adulti che il tempo è troppo, che mezz'ora a loro basta. Non ce la fanno ... e vogliono essere ascoltati. Mentre che un figlio che non vuole vedere il padre diventa un problema gravissimo, come mai tanti padri se ne vanno in altri paesi, spariscono, non si presentano alle visite, ecc. e nessuno fa nulla? Nessuno cerca di trovarli, di recuperarli come padri? Nessun tribunale, in nessuna sentenza si cerca di recuperarli come figure maschili? Come mai un padre ha il diritto di frequentare o non frequentare un figlio, mentre che un figlio non può nemmeno minimamente gestire una visita come gli piacerebbe? Visto che i padri sono tanto importanti nella vita dei loro figli ... Visto che sono oggigiorno definiti "sacrosanti" dai tribunali, anche se criminali e deliquenti, come mai non punire, perseguitare, ecc. i padri che fuggono e che non si presentano? Non bisogna ricuperare tutti questi padri? Per evitare di far danno ai figli? Invece i padri si lasciano liberi ... liberi di fare e di agire. Tutto il peso del rapporto grava sulle spalle dei ragazzi, tutta la responsabilità è dei bambini e delle madri.

Emeline Lori

venerdì 16 luglio 2010

Patrizia...II Parte


Patrizia oggi vive ancora sotto shock per quello che le è successo e per le minacce ripetute di portarle via i figli. Dorme male. Ancora non riesce a credere che nel cercare aiuto tutto le andò tanto storto. E' stata minacciata prima da un giudice, poi dagli assistenti sociali, e poi da uno psicologo. Fino al punto che gli assistenti sociali erano pronti ad intervenire per prenderli. Sono stati salvati in extremis da una persona che si interessò al loro caso e che aveva percepito la vera situazione.

Il peggio è che Patrizia ha dovuto aspettare quasi 4 anni prima che la polizia intervenisse con l'allontanamento del padre per stalking.


Per farvi capire che può succedere a chiunque, Patrizia ha studiato, ha un buon lavoro, vive in un bel quartiere di Roma e i bimbi sono felicissimi con lei. Dunque, tutti i cliché delle mamme che si drogano e dormono sotto i ponti non esistono più. Oggi giorno può succedere a chiunque. Visto che Patrizia non aveva documenti (fino al provvedimento per allontanamento dalla polizia), era sempre stata la sua parola contro quella del suo ex, che con la sua bella parlantina negava tutto molto tranquillamente.


E' stata dunque accusata di "conflittualità" durante una perizia e da lì sono iniziati tutti i suoi problemi.


Ad ogni costo la costringevano a comunicare con l'ex marito e fare addirittura terapia con lui, nonostante minacce pesantissime e insulti continui anche in presenza dei terapeuti! Un paio di volte non si presentò alla terapia prescritta dal giudice perché stava a casa con l'influenza e poi uno dei bimbi si ammalò. Fu chiamata subito dagli assistenti sociali che minacciavano di scrivere una lettera al giudice dicendo che non collaborava e che rischiava dunque di perdere i figli!!


Perdere i figli perché non ha fatto terapia perché stava male? Ma se la terapia può solo essere consigliata e non imposta? Però Patrizia aveva già capito che su carta si consiglia la terapia, ma guai a chi non ci va! Anche un giorno mancato diventa un dramma ... Tutto ciò nel nome delle teorie del condiviso? Quando c'è stalking? Ma come si può? Vi invito a riflettere ... Qualcosa veramente non va.

Emeline

martedì 13 luglio 2010

La Paura del Padre... il Rifiuto (una storia vera)



Vi racconto una storia, la storia di una madre che si chiama Patrizia. Una storia come tante ... ma una storia che in un ambiente come quello attuale, crea problemi immensi. Problemi legali, problemi burocratici, problemi di spese enormi, debiti per affrontare perizie, ecc., senza parlare del problema più delicato...la sofferenza di due bambini.

I due bambini sono Massimo e Marco che da anni rifiutano ogni contatto con il padre. Vivono contenti con la madre in un bel quartiere, con tanto amore, ma c'e un'ombra nella loro storia.

Il motivo? Il padre, durante il matrimonio, beveva pesantemente e andava in crisi totale, urlava con tutti, lanciava oggetti anche addosso alla gente e alla madre, minacciava la madre e sopratutto minacciava i figli. Minacciava di portarli via lontano e diceva loro che non avrebbero più rivisto la loro mamma. Fino al punto in cui i bambini rifiutarono di stare con lui, e la mamma, esasperata e spaventata, chiese la separazione e si rivolse alla polizia.

Nonostante le denunce, la polizia fece poco, e chiamò alcuni testimoni... addirittura dopo tre anni!

Fu fissata un'udienza anni dopo, esattamente quattro anni dopo la prima denuncia! Fatti incomprensibili, giustizia carente e assente. Lo stalking ancora non esisteva come legge.

Nonostante la separazione e le visite settimanali che la mamma aveva sempre rispettato, il padre si presentava a prendere i piccoli ubriaco, continuando ad avere le sue crisi di rabbia e urla.

La mamma si rivolse al tribunale, ottenendo per fortuna le visite protette senza esitazione. Però, ANCHE con le visite protette, il padre continuava a comportarsi male. Insulti pesantissimi, minacce, pedinamenti per strada a madre e figli, sveglia anche in piena notte al telefono.

I bambini soffrivano moltissimo durante queste visite, con assistenti sociali che non accettavano assolutamente il loro "rifiuto" e li spingevano a volte fisicamente dentro la stanza con il padre ("questo è il nostro lavoro, dobbiamo assicurare la visita", oppure "il padre ha i suoi diritti"). Li lasciavano anche piangere, e anche strillare. Una volta strillarono tanto forte che la madre li udì per strada...Una volta li tirarono per il braccio, un'altra volta li spinsero nella stanzetta su una sedia a rotelline. Ad ogni costo, la visita DOVEVA "funzionare".

C'era la tentazione di denunciare gli assistenti sociali, ma la mamma temeva di farlo, sapendo che il destino dei suoi figli stava nelle loro mani. Temeva di vederli collocati in casa famiglia, visto che questa era la minaccia che le facevano. Gli assistenti si mettevano davanti alla porta durante le visite con il padre, bloccando l'uscita ai bambini, creando una situazione di forzatura, e l'ansia dei bambini si estendeva chiaramente anche agli operatori.

Dopo mesi e mesi, finalmente si chiese una sospensione delle visite, con la possibilità per i bambini di elaborare i loro problemi e di fare una terapia per tranquilizzarli. I risultati furono ottimi e i bambini fortunatamente si tranquilizzarono molto. Ma lo stalking persisteva, il padre non la finiva di pedinare la famiglia intera e di fare minacce pesantissime, anche in piena notte, fino al punto in cui venne allontanato dalla polizia, chiamato un "pericolo sociale" e "recalcitrante". Dopo anni e anni, finalmente la mamma si sentì un pò più protetta, finalmente si sentì in grado di proteggere i suoi figli.

Adesso i bambini rifiutano ancora di vedere il padre. Il bambino più grande ripete "mamma, non dimenticare che mi diceva sempre che ti voleva ammazzare" e che "mi voleva portare lontano lontano". Dice anche "mi forzano, mi costringono, mi sento prigioniero". Però è stato stabilito che i bambini non possono e non dovrebbero più avere paura.

Dovrebbero entrare serenamente nella stanza con il padre e, praticamente, se non ci riescono, la colpa sarebbe della madre! Colpa della madre che forse è ancora spaventata dal padre e che non è stata in grado di rassicurarli sufficientemente.

Io vi domando, come fa una madre minacciata e vessata da anni, a non temere quest'uomo che l'ha fatta vivere nell'inferno? Il padre dunque ha avuto la possibilità di essere aggressivo, minaccioso e violento...ma se i bambini sono ancora spaventati sarebbe colpa della madre?

Non dimentichiamoci che il provvedimento del giudice penale parla di allontanamento del padre anche dai figli, e non solo dalla madre. Gli permettono unicamente queste visite "protette". E dunque cosa riconosciuta che si è comportato malissimo verso i figli. Qualcosa qui non quadra!

Di nuovo la società chiude un'occhio, non ascolta i bambini ... non dà loro il tempo e non dà loro nessuna scelta, neanche in casi drammatici.

Di nuovo, se qualcosa non va, è colpa delle madri. Sarete aggiornati sulla storia di Patrizia ben presto ...

Emeline Lori

venerdì 9 luglio 2010

Bambini Privati del loro Ambiente

"The Guardian", Feb. 2006

Privare i bambini di un ambiente d'amore in famiglia provoca danni alla loro intelligenza, e alla loro condizione psico-fisica secondo lo studio più esteso mai fatto sulla privazione. La mancanza di attenzione e di cure comporta una crescita più lenta, in QI più basso e più problemi psicologici e comportamentali dei bambini che sono stati cresciuti in un ambiente normale, secondo il rapporto dell'Associazione Americana per il Progresso della Scienza a St. Louis.

Fino a che punto i bambini sono sensibili all'ambiente in cui crescono fu rivelato in uno studio senza precedenza, il Bucharest Early Intervention Project. E il primo studio clinico creato per investigare gli effetti della privazione sociale sulla salute fisica e psicologica dei bambini. Questo studio è durato cinque anni ...

Charles Nelson, specialista in pediatria all'Università di Harvard, utilizzò un sistema per misurare l'attività del cervello per capire se una mancanza di contatti sociali e attenzione danneggiava lo sviluppo neurologico di un bambino. Usando le onde EEC, il Prof. Nelson osservò l'attività cerebrale di bambini che non avevano mai vissuto in un istituzione. I risultati dimostrarono che i bambini nell'orfanotrofio avevano un attività meno sviluppata in tutte le parti del loro cervello. In un altro studio, l'équipe del Prof. Nelson utilizzò un test chiamato ERP, (event-related potential), che indica la reazione del cervelo a certi stimuli, come per esempio, guardare dei visi felici, tristi, arrabbiati o spaventati. "Cosa stiamo osservando è che la reazione dei bambini che vivono nelle istituzioni era più debole e le loro risposte più lente", disse.

lunedì 5 luglio 2010

I Pericoli dell'Utilizzo della PAS

Estratto da "Feminismo a Sud"

Contrariamente a quanto vogliono far credere alcuni la PAS-Sindome da Alienazione Genitoriale (alias “Sindrome della Madre Malevola) - quella che in italia lega/pdl vorrebbero introdurre nei tribunali nelle cause di affido - è tutto tranne che universalmente accettata nel mondo scientifico e nelle Legislazioni degli Stati detti “occidentali”. Da quando il defunto Gardner ha fatto passare per patologia quelle che erano sue opinioni si sono susseguiti tutta una serie di studi, analisi e relazioni che hanno non solo fatto notare che questa “sindrome” non è scientifica (per studi e prove insufficienti) ma hanno persino invitato a non utilizzarla nei casi di affidamento dei minori.Partiamo dal presupposo fondamentale che in 25 anni della sua esistenza questa “sindrome” non è stata ammessa nel DSM-Diagnostic and Statistical Manual of mental disorder proprio in virtù della mancanza di evidenza scientifica e di studi di supporto.

Abbiamo già parlato del Canada e del Dipartimento di Giustizia, che nel 2006 presentò uno studio che non solo rigettava la valenza scientifica della “sindrome” ma avanzava nuovi studi che di fatto contraddicevano suddetta sindrome (Gaber 2004) ritenendola persino dannosa nella valutazione di contesti familiari violenti. Ed invitando tutte le parti a ricercare i motivi di eventuale rifiuto di un genitore da parte di un minore e a non liquidare il tutto come “manipolazione”. Abbiamo già evidenziato l’opinione dell Associazione Spagnola di Neuropsichiatria. Ma altri studi scientifici e Istituzioni Governative hanno messo in dubbio la sua validità.

L’American Psychological Association – Presidential Task Force on Violence and Family già nel 1996 avanza profonde perplessità nei confronti della PAS. giungendo persino a dire che e rigettano la sindrome da alienazione genitoriale. http://web.archive.org/web/20000307233013/www.apa.org/pi/pii/familyvio/issue5.html)
Robert E.Emery, professore di Psicologia e Direttore di “Center for Children, Families, and the Law at the University of Virginia” ha sottolineato che il procedere di Gardner e sostiene anche che la “sindrome” è da ritenersi solo un’ipotesi. Egli dice di essere : ed aggiunge Fonte:
http://www.ncdsv.org/images/PASProponentsBeartheBurdenofProof_Emery_2005.pdf

Articolo da "Feminismo a Sud" ...

martedì 29 giugno 2010

BAMBINI, RAGAZZI E RAGAZZE SOTTRATTI ALLA FAMIGLIA E COLLOCATI IN STRUTTURE PROTETTIVE


Tutte le Istituzioni Protettive, e parimenti le Istituzioni Punitive (Carceri), sono essenzialmente punitive delle colpe che i minori sono costretti a subire, a causa delle proprie menomazioni, costituite da: povertà (la famiglia non ha mezzi sufficienti di sostentamento), disabilità (handicappati), caratterialità (ragazzi difficili), perdita dei genitori (orfanotrofi), separazione dei genitori, bambini in carcere con la madre, ecc.Inoltre in nome dell’affermazione che i vecchi diventano bambini: anche i Ricoveri di Anziani sono altrettante caserme.

Pertanto il ricovero in questi Istituti è anche un gesto di colpevolizzazione dei minori, a causa delle suddette menomazioni, per le quali vengono appunto istituzionalizzati.

L’istituzionalizzazione purtroppo è anche la dimostrazione dell’affermazione biblica: ”i vostri padri hanno mangiato l’uva acerba e i figli sono nati con i denti legati”.

Fondamentalmente tutti gli Istituti di Protezione sono identici alle Caserme Spartane, dove i maschietti di 4 anni venivano militarizzati, per formare l’ideale del maschio-soldato spartano. Infatti tutti gli Istituti debbono adottare una disciplina che renda possibile la loro esistenza.

Ovviamente il mantenimento è accompagnato dalla “educazione”, o “formazione”, che in questo contesto disciplinare si può definire “condizionamento psichico”, che influenzerà tutta la vita degli ex-ricoverati nelle Strutture Protettive. Forse gli handicappati potrebbero avere bisogno di una assistenza medica, ma ciò non toglie che purtroppo sono sottoposti a disciplina.

Tutto è dimostrato dal fatto che tutti gli istituzionalizzati o i ricoverati se possono scappano il più presto possibile, salvo il processo di condizionamento che li ha persuasi a continuare a restare.

Il processo di civilizzazione comporterebbe che finalmente ogni istituzionalizzazione scomparisse, per dare spazio alle familiarizzazioni, oggi sempre maggiormente possibili. Evidentemente va difeso il diritto di scelta di membri che appartenevano alla propria famiglia, distrutta dalla separazione.
Il Prof. Basaglia è riuscito a fare scomparire i Manicomi, che comunque avevano tante e inenarrabili analogie con le Istituzioni Protettive.

Si potrebbe anche affermare che specialmente l’Istituto Protettivo, pur essendo compensativo di tante carenze, è anch’esso uno psicofarmaco, che condiziona il cervello dei ricoverati.

Pertanto Istituzionalizzare un bambino per sottrarlo al rapporto nefasto con i genitori, o con uno dei genitori, è una violenza peggiore della violenza psichica subita dalla loro separazione. È un punire lui a causa della separazione dei suoi genitori, oltre che essere anche una punizione di uno o dell’altro genitore che non lo ha voluto, o che non permette che l’uno o l’altro benefici della scelta del figlio di restare assieme.

Quindi, in occasione della separazione dei coniugi: anzitutto il primo diritto che esiste e deve essere affermato è la libertà di scelta fatta dal bambino, anche qualora fossero più fratellini e scegliessero tutti di stare tutti dalla stessa parte, trattandosi di esseri umani e non di merce. Semmai il giudice deve accertarsi che il bimbo sia veramente libero di scegliere e non sia influenzato da subdoli ricatti o minacce.

In base a questi principi naturali, oltre che umani: sembrano inutili le sempre più numerose associazioni, specialmente maschiliste, che vogliono affermare o contrattare i diritti genitoriali; infatti sono tentativi di perversione di una legge naturale, che deve restare indiscutibile.


(Dr.Giovanni Basso – Psicologo-Psicoterapeuta e Perito Grafologo)

giovedì 24 giugno 2010

Case Famiglia in Crisi?!


Interessante l'articolo che stamattina ho trovato in "Leggo": parla Gianni Fulvi, dell'Unione delle comunità di tipo familiare, e anche creatore e ideatore delle case famiglia.

Ebbene, si trovano "in crisi" e molte dovranno chiudere. Perché? Mancanza di soldi! Leggete il resto:

"500 minori con problemi rischiano di non avere più un tetto prima di fine anno" spiega Luigi Vittorio Berliri, presidente di Casa al plurale - il 30% delle case famiglia potrebbero chiudere (no comment!). I fondi che arrivano dal Comune non bastano più. In un anno la mia associazione, Spes contra Spem, tra aumento del costo della manodopera e inflazione, ha perso 110,000 euro. E così tutte le altre." Il Comune eroga 10 milioni l'anno "ma ne servirebbero altri 5. Ci danno 127 euro al giorno per assistere i disabili più gravi, ma ne servirebbero 238" .

"Non è il solo problema" spiega Gianni Fulvi, dell'Unione delle comunità di tipo familiare "i minori che assistiamo, una volta lasciata la casa famiglia a 18 anni rischiano il carcere. Lì costano allo stato 600 euro al giorno. Permettendo loro di continuare a vivere con noi, non si andrebbe oltre i 100".

Noi che abbiamo figli, io domando: ma quando mai costano 100 euro al giorno? Stiamo parlando di 3,000 euro al mese?

Ci sono ben troppi misteri, troppi interessi personali ed economici riguardo alle case famiglia. Basta leggere quest'articolo.

Se poi i ragazzi finiscono in carcere cosa significa? Che il soggiorno dei ragazzi in questi posti non è servito affatto e renderli equilibrati. E come si permettono di dire che questi ragazzi non avrebbero un tetto se in tantissimi casi hanno genitori idonei che li amano e non vedono l'ora di riabbracciarli?

giovedì 17 giugno 2010

"The Times".. Mamme in Inghilterra II Parte



Malgrado l'apertura dei tribunali ai giornalisti (a condizione che rimangano protette le identità delle persone coinvolte) i giornalisti ancora non hanno accesso ai documenti legali. Questo significa che per capire come si fa ad arrivare a certe sentenze non è facile.

Questo è un discorso che il giornale "The Times" vuole affrontare. In mesi recenti, ci sono state più cause dove madri hanno perso l'affidamento dei figli (proposti addirittura per adozione) perché non erano considerate "abbastanza intelligenti" per occuparsene.

Ultimamente sono rimasti tutti stupiti dalla decisione di un giudice di vietare ad una madre il contatto con i suoi due figli per tre anni perché considerata una madre che li viziava e che li incoraggiava a lamentarsi del padre.

La donna è stata rinchiusa addirittura in prigione per aver parlato ad uno dei bambini per strada, dicendogli quanto lo amava.
Adesso è stata condannata alla prigione una seconda volta per aver registrato un filmino parlando della sua situazione, visto che questo le era stato vietato.

Tutto questo dunque significa che le donne ora hanno più difficoltà ad ottenere giustizia per loro stesse e per i figli?

Oppure queste nuove tendenze riflettono forse il modo in cui sta evolvendo la nostra società, fino al punto dove le madri non hanno più il ruolo che avevano un tempo, e dove il ruolo di madre e padre sono intercambiabili?

I professionisti legali sono comunque d'accordo sul fatto che la cattiva situazione economica stia colpendo le donne più che gli uomini.

Molte madri hanno rinunciato al lavoro per occuparsi dei loro figli e non hanno i mezzi da consultare un avvocato quando decidono di divorziare, mentre il padre se lo può permettere.

"Uno dei pìù grandi problemi che devono affrontare le donne che si separano è che non sono al corrente delle complessità legali, né delle opzioni che hanno, né dei pericoli" dice Emma Scott, direttore dell'organizzazione "Rights of Women" (Diritti delle Donne).


"Quando andiamo in Tribunale, parliamo con tante donne che hanno l'impressione che le loro preoccupazioni non siano prese sul serio, soprattutto quando si tratta del benessere dei loro figli nelle mani di un ex-partner violento. Troppo spesso i giudici ignorano queste preoccupazioni e continuano a lasciare il padre in loro contatto con la spiegazione che questo è negli interessi dei bambini. Chiaramente questo è vero, ma non quando significa che i bambini subirebbero più violenza."

Quel che è peggio, dicono gli esperti, è che visto che ormai più madri si rendono conto che il tribunale permetterà comunque al padre un contatto con i loro figli, malgrado gli effetti negativi che questo potrebbe avere su di loro, molte madri tacciono e non parlano delle loro paure, temendo che saranno considerate oppositive dai tribunali, che daranno i figli in affidamento esclusivo al padre.

"Così ora succede che le donne pensano che devono sempre sostenere il padre, in qualsiasi situazione, altrimenti il tribunale si arrabbierà con loro, e questo è dannoso," dice Mavis Maclean. "Quando esistono casi di donne che hanno paura di esprimere le loro ansie per non essere mal viste dal tribunale, temendo di perdere l'affidamento dei figli, la situazione diventa tragica".

La voce importantissima che manca in tutto ciò è la voce dei bambini. Mentre l'attenzione rimane sulle madri e suoi padri, e come sono stati accolti dai tribunali, il discorso dei bambini si perde.

Parlatene con gli esperti e la risposta è unanime. La Dott.ssa Trinder ne parla "I bambini non stanno ottenendo giustizia. Con tutto questo conflitto, si trovano in una zona di guerra."

mercoledì 16 giugno 2010

"The Times" ... Donne in Inghilterra e Affido


Estratti da un articolo lunghissimo del Times ...!

"In questo paese (l'Inghilterra) la PAS è stata chiamata da alcune madri "la nuova sindrome di Munchausen per delega" - insinuando che un genitore che si preoccupa della salute del figlio può provocare o fabbricare una malattia.

Non ci sono statistiche sull'utilizzo di questa sindrome ma è chiaro che sta aumentando. Tantissime volte, parlando con madri che hanno perso l'affidamento dei figlio, o che stanno lottando per mantenerlo, emerge che i bambini sono stati diagnosticati con la PAS.

... Dice Norma, una di queste madri ... "Sarò vittima delle ambizioni tipiche di una madre lavoratrice del 21 secolo, che dopo una buona educazione voleva tutto: una buona carriera e una famiglia, ossia un buon equilibrio nella vita.... Ho pagato il prezzo di questo sogno", continua Norma, spiegando che ha dovuto spendere 80,000 sterline per cercare di riavere l'affidamento dei figli. "Se fossi stata la classica madre casalinga degli anni sessanta, non mi troverei in questa situazione".

Norma riconosce che alcuni padri possono occuparsi dei figli meglio delle madri, ma crede che le madri soffrono in particolare quando perdono contatto con i figli, perché la società le considera strane e si sentono stigmatizzate. "Vivo nella speranza che i miei figli arriveranno ad un età d'indipendenza emotiva un giorno e torneranno da me per chiedermi cos'è successo."

Come tutte le donne intervistate, Norma chiede di usare un nome che non è suo. Al contrario degli uomini che appartengono a "Fathers4Justice", tutte queste donne evitano la pubblicità, temendo che potrebbe danneggiarle.

L'associazione MATCH (Mothers Apart from Their Children), spiega che ci potrebbero essere addirittura 250.000 madri vivendo lontano dai loro figli in Inghilterra.

"La gente pensa che la madre avrà fatto qualcosa di cattivo per perdere l'affidamento del figlio, dunque è molto difficile per una donna confessare che si trova in questa situazione," spiega Sarah Hart, autrice del libro "A Mother Apart".

"Mentre che i tribunali operano con l'idea che non esiste differenza tra uomo e donna, la società non ragiona in questo modo.

Stigmatizzano severamente una madre che non ha figli con sé, che non solo le danneggia psicologicamente, ma questo ha pure un impatto sulla loro capacità di gestire la famiglia ... se hanno ancora qualche contatto con i figli". Sarah Hart ci avverte che bisogna stare attente, sopratutto con la situazione economica attuale, con tante donne costrette a lavorare - che le ore passate fuori casa potrebbero incidere negativamente al tribunale.

Questo cambio graduale d'affidamento verso il padre può essere visto come una consequenza diretta della lotta delle madri per l'eguaglianza. ...

Mentre i tribunali operano da molto tempo verso una eguaglianza tra donne e uomini per quanto riguarda la scelta di affidamento dopo un divorzio, molti hanno espresso preoccupazione per quanto riguarda la perdita del ruolo tradizionale della madre, e il fatto che troppo spesso vengono ignorate le preoccupazioni delle madri per il benessere dei figli.

"The Times" Agosto 2009

martedì 15 giugno 2010

I FIGLI DEI SEPARATI NON SONO OGGETTI


La separazione dei genitori causa tanti mali ai figli, particolarmente ai minori.

Infatti i figli fisicamente e psichicamente sono fatti e costituiti dalla realtà psico-fisica dei due genitori, che sono ancora la loro vita che li fa crescere, almeno lungo tutto il tempo della inferiore età.

La separazione è perdita di almeno una componente di questo principio di vita al quale i minori sono necessariamente e naturalmente legati e dipendenti, e pertanto crea uno stato di mortificazione in tutti i figli.
Il loro stare con l’uno o l’altro genitore è sempre una compensazione che tende a coprire questo vuoto mortificante.

Altro male della separazione e del divorzio: è l’orfananza e l’abbandono, nonostante siano affidati all’uno o all’altro dei due; è brutto sentirsi orfani, ma è peggio sentirsi orfani di genitori che esistono ancora, perché l’esistenza ne fa percepire ogni giorno la perdita.

Comunque sono tanti e prevedibili i problemi psico-fisici che gli orfani debbono affrontare e risolvere, quando è anticipatamente venuta meno una di queste due componenti energetiche vitali.
Particolarmente gli orfani diventano facilmente persone insicure, perché la sicurezza del bambino si fonda sull’unione tra papà e mamma; nonostante sia meglio, anche per i figli, che i due genitori si separino, piuttosto che vivere in discordia o continue conflittualità distruttive dell’amore.

Soprattutto è importantissimo considerare ed apprezzare che la separazione dei genitori provoca e sviluppa un più forte legame, stringimento e solidarietà tra i fratelli, in occasione della perdita di una persona molto importante nella loro vita, sentita come una disgrazia mortale, della quale i fratellini si sentono superstiti.

Qualora un qualsiasi giudice, o qualsiasi altra persona, imponesse ai fratelli di andare avanti nella vita, ma separandosi tra loro: aggiungerebbe e imporrebbe disgrazia a disgrazia, lutto a lutto!

Putroppo a questa iniquità è arrivato un giudice, riconosciuta ed annullata dal Giudice della Corte d’Appello di Salerno, anche in nome della “mitologia” dell’Antica Grecia.

La separazione tra i minori, figli di genitori separati: è mortificazione umana dei medesimi, in quanto considerati schiavi-oggetto – sia pur di valore – motivata dal dovere di distribuire equamente i beni e i mali tra le parti che ne hanno diritto.

Come inoltre è mortificante purtroppo anche l’orfanatrofio, o qualsiasi Istituto, nei quali vengono collocati i minori, i poveri, o i deboli psicofisici: imprigionati a causa di mancanza o perdite di fattori importanti della loro vita, non attribuibili alla loro responsabilità.

Perché le istituzioni non fanno crescere, come solo i genitori possono fare crescere con le loro persone e con i loro mezzi: bensì condizionano corpi e cervelli, sia pure attraverso l’ambiente e la cultura.

Dott. G. Basso, psicologo, psicoterapeuta

venerdì 11 giugno 2010

LA PEDOFILIA DEI PADRI SPIRITUALI



Ai Sacerdoti piace essere chiamati “Padre” e, preferibilmente, la gente li chiama e li definisce con questo appellativo. Anzi a molti cattolici piace anche definirsi “figlio spirituale” del proprio Padre Spirituale, ed anche i Padri Spirituali chiamano “figli spirituali” quelli che li frequentano.

L’attribuzione del ruolo di “paternità spirituale”: inconsciamente è anche compensativa della carenza e della frustrazione della paternità fisica, mettendo in atto una pulsione comportamentistica imitativa del comportamento dei veri padri fisici.

Comunque tutto quello che avviene a livello di inconsapevolezza, o di non piena consapevolezza, corrisponde sempre ad una perdita di autocontrollo, e soprattutto dell’autocontrollo delle proprie pulsioni genitali, che il soggetto, in stato di piena coscienza aveva promesso e giurato di autocontrollare come impegno più importante della sua scelta di vita.

Putroppo la perdita di autocontrollo delle proprie pulsioni genitali avviene anche tra gli stessi fisici, che con la violenza sessuale, pretendono di esercitare la padronanza sulle proprie creature, anche rivendicando legalmente il diritto di proprietà sui minori, particolarmente nelle circostanze di separazione dei genitori; e i giudici la devono riconoscere, nonostante maltrattamenti e di eventuali abusi sessuali perpetrati verso i loro figli. Questi riconoscimenti legali arretrano la civilizzazione, riportando la società all’epoca dell’antica Roma, quando riconosceva al “paterfamilias” il diritto di vita e di morte su moglie e su figli. Oppure si ripete la”strage degli innocenti”, di erodiana memoria.

Il fenomeno della pedofilia accade più frequentemente in ambienti che raccolgono numerosi bambini “handicappati” da sintomi di povertà, di abbandono, di cecità e sordomutismo, di mutilazione o handicap fsico, di perdita precoce dei genitori; si tratta di orfanotrofi, patronati, collegi e qualsiasi comunità di minori, gestite da persone che hanno scelto il celibato per dedicarsi alla gestione dei bambini adolescenti e preadolescenti colpiti da queste disgrazie. Infatti più le sintomatologie si concentrano: più provocano bisogno di tenerezza, di commiserazione e di compassione.

Comunque le comunità sono sempre costituite da somme di beni e di mali, che pesano enormemente sulla buona e sulla cattiva coscienza di chi li gestisce.
Anche il Papa Woytila aveva scritto la raccomandazione di non concentrare ragazzine nelle sacrestie per fare da chierichette, ma a questo appello non si è dato alcun ascolto, come i fatti dimostrano.

La stessa minor età è un fattore provocatorio di questi interventi pedofili.
Ultimamente questo comportamento è stato favorito, accreditato, o permesso dalla autorevolezza della psichiatria, che il “famoso” psichiatra Richard Gardner ha personificato formulando, sul piano comportamentistico, metodi educativi e rieducativi per soggetti normali e deboli. Evidentemente la teoria di Gardner è stata giustificata dalla “deformazione professionale”, che sempre avviene da parte di chi si dedica esageratamente o esclusivamente all’esercizio nella propria professione. L’impressione che lasciano le sue teorie acquisiscono maggiore importanza anche perché sono idee di un medico e di uno psichiatra, e comunque contengono delle novità o contradizioni a ideologie precedentemente accettate.

A tutto si aggiunge che i comportamenti amorosi frequentemente avvengono in occasione di disgrazie, di disagi, di incomprensioni, di infedeltà, o di qualsiasi dispiacere e si tratta di isterismi compensativi di tutto quello che è accaduto di male; i pedofili normalmente sfogano il proprio isterismo, sempre inventando mali o beni che esistono o non esistono nella realtà delle persone abusate.

Tutti i pedofili ritengono di esercitare un benevolo paternalismo, attraverso la manipolazione sessuale, specialmente i “Padri Spirituali”, affermando di svolgere affettuosamente un’attività di assistenza, di educazione o anche di insegnamento tendendo a identificare con l’amore l’esercizio della propria incombenza e arrivando anche a definirlo missione.

Inoltre può dirsi pedofilia anche l’intrattenimento, comunemente più frequente e più lungo sui comportamenti sessuali, del proprio figlio spirituale, o del proprio allievo, o del proprio educando: attribuendosi il diritto e dovere di fare un discorso di educazione sessuale, specialmente nel periodo della preadolescenza, quando gli adolescenti incominciano a sentire maggiormente le prime pulsioni sessuali.

Il discorso della educazione sessuale assolutamente non appartiene al sacerdote, né all’educatore, né al docente come tale. Chi crea la vita ha il dovere e il diritto di istruire la propria creatura, sulle leggi della vita che gli ha data, creando anche la vita psichica, che è completezza di vita. Infatti questo dovere naturalmente il genitore lo svolge verso i tre anni, quando gli inculca la necessità e la motivazione dell’abbigliamento.

È un dovere che purtroppo deve sempre fare, anche controvoglia, perché insegna il male alla propria creatura, rendendola maliziosa e maligna.

Il sacerdote, che ha scelto di svolgere il compito della educazione e della gestione della spirituale, attraverso la sublimazione mistica della fisicità, cresciuta nello stesso sacerdote, come ogni altro essere umano normale: si è impegnato con il voto perpetuo del celibato, ad astenersi da ogni intervento fisico erotico e genitale sul proprio e altrui corpo.

La pedofilia esercitata dalle persone che hanno scelto il celibato dimostra la inopportunità della qualifica di “voto perpetuo”.
Infatti nella vita accade che sia umanamente sempre possibile cambiare opinione, o convinzione. o scelta.

Più utile ed opportuno in ogni tempo sarebbe allora il “voto temporaneo”, allo scadere del quale il sacerdote e qualsiasi persona “consacrata” possono sentirsi di continuare ad assumersi la responsabilità di quell’impegno, oppure di non sentirsi più in grado di assumersi quella responsabilità.

Come potrebbe accadere che gli stessi responsabili supremi delle istituzioni ecclesiastiche abbiano motivazioni di non ritenere più opportuno l’affidamento di queste responsabilità.

Il rinnovo è sempre un processo di generazione, o di rigenerazione della vita, e la vita l’ha capita solo chi ha capito che bisogna sempre ricominciare; mentre chi ha solo capito che bisogna “continuare”: non ha capito niente del valore della vita.

Dr.Giovanni Basso – Psicologo



Guida Giudici US Vieta l'Utilizzo della PAS

La Guida della "National Counsel for Judges" riferisce:
"ATTENZIONE CON LA PAS
... il tribunale non dovrebbe accettare testimonianze di alienazione parentale, o PAS. La teoria che promuove l'esistenza della PAS è stata screditata dalla communità scientifica (Frye V. US)...

..la screditata diagnosi della PAS, a parte la sua non validità, chiede ingiustamente al tribunale di ritenere che i comportamenti di un bambino e il suo atteggiamento verso il genitore chiamato "alienato" non siano basati su fatti accaduti.

Distoglie l'attenzione dal comportamento del genitore violento, che ha potuto influenzare direttamente il comportamento del bambino comportandosi in modo violento, senza rispetto o con intimidazione, mettendo però l'accento sul bambino e sull'altro genitore.

Il compito del tribunale è di distinguere tra situazioni in cui il bambino critica un genitore perché è stato manipolato dall'altro e situazioni in cui il bambino ha motivi genuini per criticare o aver paura di un genitore, probabile nei casi dove il genitore è stato violento.

Questi motivi non diventano meno validi se il genitore "vittima" li condivide e cerca di proteggere il figlio esprimendo la sua preoccupazione".

giovedì 10 giugno 2010

Paesi Bassi ... sesso a 12 anni



Bisogna veramente domandarci cosa stiamo facendo per proteggere i bambini, con le leggi attuali che permettono di tutto.

Non ho potuto non aggiungere che nei Paesi Bassi, il "Partito dei Pederasti" (si, esiste) chiedeva il sesso legale a 12 anni!

Francia: La PAS Non è Scientificamente Dimostrabile



Il Dott. Carol Jonas, psychiatra ed esperto alla Corte d'Appello d'Orléans dice:

"La formula PAS viene utilizzata più e più nei tribunali, sopratutto nei casi di separazione. E' stata introdotta da uno psichiatra americano nel 1985. Da quel giorno, non è mai stata l'oggetto di un consenso generale e non si basa su nessuna teoria scientificamente riconosciuta.

La diagnosi, secondo i difensori di questa sindrome, si basa unicamente sul comportamento attribuito ad un bambino, passando da una campagna di rifiuto e di denigrazione...all'ostilità verso tutti i membri della famiglia del genitore alienato.

Studiando i documenti che riguardano questa sindrome, si vede che nessuno studio serio è mai stato effettuato per poter riconoscere nel genitore alienante un tipo di personalità che potrebbe spiegare la manipolazione del bambino."

Nonostante tutto ciò, la PAS viene insegnata all'ENM, (Ecole nationale de la magistrature).

Sempre nello stesso rapporto, dell'Association de Protection de l'Enfance, si legge "non appartiene al giudice (come succede certe volte) seguire un avvocato malintenzionato per esercitare illecitamente la professione di medico".



mercoledì 9 giugno 2010

Terapeuti Accaniti a Dimostrare Quanto sono Bravi


Parlando con madri coinvolte in terapie coercitive emerge un'altro problema. Si riscontrano casi (purtroppo non infrequenti!) dove il terapeuta incaricato dal tribunale o indicato dai servizi, ecc. vuole dimostrare ad ogni costo quanto è bravo (sicuramente per ricevere altri incarichi)... La sua terapia "non può" e non deve fallire!!!

E' successo ultimamente ad una madre che veniva insultata e minacciata in piena terapia e che tornava a casa disperata sia dall'indifferenza quasi totale dei "terapeuti" che spaventata dall'attegiamento del suo ex.

Nonostate le richieste d'aiuto dalla parte della madre, i terapeuti ignoravano il problema finché la madre ebbe il coraggio di denunciare le minacce e gli insulti continui dell'ex coniuge. Abbandonò la terapia, visto che era diventata insostenibile e una tortura. Ma i terapeuti si sentirono nell'obbligo di difendere il loro lavoro e le loro competenze e scrissero che il fatto di abbandonare la terapia fu un segno di debolezza dalla parte della madre! Sottointeso addirittura: la madre era chiaramente un genitore non-capace.

Ebbene? Il risultato è stato che la madre ha ottenuto urgentemente un provvedimento di allontanamento dell'ex-coniuge per quanto era grave la situazione! L'ex coniuge è stato chiamato dalla polizia un "pericolo sociale" per quanto è recidivo e aggressivo.

E possibile che si lavori con tanta superficialità? E si, per chi desidera sapere, la "Terapia della Minaccia" è stata usata anche contro questa madre...grazie alle teorie di Gardner!

La Cura della PAS sta violando i Diritti Medici e Legali


Dal "Children's Legal Rights Journal":, ossia il Giornale dei Diritti Legali dei Minori.

"I professionisti medici hanno il dovere legale di aiutare i loro pazienti. Mentre che una cura psichiatrica normale richiede un terapeuta per ogni membro della famiglia, e ogni terapeuta ha il dovere di occuparsi dell'individuo, la cura PAS coinvolge l'intera famiglia. Inoltre, Gardner istruisce i terapeuti ad agire, non privatamente o guardando gli interessi della madre o del bambino, ma di promuovere gli interessi del padre. Istruisce i terapeuti ad ignorare la privacy dei pazienti, e di ignorare e negare confessioni di abusi fatti dai bambini, minacciando i bambini per farli ristabilire buoni rapporti con l'aggressore.

Inoltre, mentre che le cure mediche coercitive esistono in casi di emergenza, dove i pazienti sono considerati un pericolo sociale verso gli altri o verso loro stessi, non esiste nessuna prova concludendo che un bambino alienato o una madre che esprime qualcosa di negativo sul padre siano "pericolosi". Questo sistema coercitivo nega i diritti della madre e dei figli l'opzione di rifiutare una cura. Considerando tali violazioni della deontologia medica e dei diritti legali, la cura PAS di per se, già costituisce un errore medico professionale.

Diritti Legali dei Bambini


La Children's Legal Rights Journal (primavera del 2006), attacca la PAS in un modo molto chiaro. La "Children's Legal Rights Journal" è prodotta ogni tre mesi dalla Loyola University Chicago School of Law" e dalla "National Association of Councel for Children". Eccone degli estratti:

"LA CURA PAS È UNA COERCIZIONE LEGALE E NON UNA CURA MEDICA"

Una buona cura medica o psicologica riduce i sintomi di malattia e permette al paziente di vivere una vita normale e sana. In contrasto, Gardner dichiara che una buona cura contro la PAS richiede che madre e figlio la smettano di parlare in modo neutro o negativo del padre, obbligandoli a comportarsi con affetto positivo verso di lui. Per arrivare a quest'obiettivo, le cure PAS utilizzano minacce legalizzate dai tribunali di perdita di affidamento, perdita di diritti di visite e di libertà per costringere madre e figlio a voler bene all'uomo alienato.

I terapeuti della PAS ricevono istruzione di utilizzare minacce di perdita di affidamento per costringere le madri a non "alienare" il padre. Solo terapeuti PAS specializzati possono occuparsi di madri e bambini diagnosticati con la PAS perché quelli che pensano sia controindicato mettere pressione o forzare un paziente non sono "qualificati".

Mentre una coercizione legale può motivare certe persone a cambiare un certo comportamento, non c'è nessuna prova che in questo modo si possa curare una malattia. Non per coincidenza, documenti scientifici ci comunicano molto frequentemente che le cure PAS non funzionano, citando solo tre casi di successo. Inoltre, non è chiaro come se ne misurerebbe il successo. Niente ci dimostra la possibilità di poter costringere legalmente una persona ad amare e rispettare un'altra. Pure inesistente è un metodo per distingere un vero cambiamento di sentimenti da un cambiamento "finto" o messo in scena per questioni di sopravvivenza.

Come i prigionieri di guerra e le donne maltrattate, i bambini maltrattati, la cui sopravvivenza dipende dal poter calmare il loro aggressore, spesso fanno finta di essersi sottomessi o di voler bene all'aggressore per questioni di sopravvivenza."

Commenti? Non dimentichiamo che la Terapia della Minaccia è stata creata da Gardner stesso.



martedì 1 giugno 2010

CARCERE O MULTA SE IL FIGLIO RIFIUTA IL GENITORE


Come avete già visto dai mass media, succede in Spagna ANCHE QUANDO IL GENITORE È STATO VIOLENTO, ECC.

Esiste la possibilità di carcere anche in Gran Bretagna, però non si applica quasi mai visto che non è considerato negli interessi del bambino.

Multe? Fino a 500 euro in Spagna se un figlio rifiuta le visite. La "Terapia della Minaccia" esiste sia per i genitori che per i figli, che sono ormai nell'obbligo di voler bene al genitore e non possono confessare liberamente di aver così sofferto tanto da volere una tregua, senza temere punizioni e conseguenze.

C'è il timore che in Italia pure le madri rischieranno galera e multe, non si sa più come allertare il pubblico.

Neuropsichiatri Spagnoli: Guerra contro la PAS


Tale è la gravità della questione PAS, che L'Asociación Española de Neuropsiquiatría (AEN) ha pubblicato recentemente una dichiarazione scritta contro la PAS.

Nel loro documento spiegano che è tutto nato con Gardner nel lontano 1985, che già voleva farne una sindrome medica. Spiegano che "negli ultimi anni in Spagna, come nei paesi vicini, la PAS si è infiltrata nei tribunali e nelle sentenze, per questioni di affidamento, con ripercussioni enormi su bambini e famiglie; argomento comunque non accettato dalla grande maggioranza di professionisti di salute psicologica".

Continuano dicendo che sarebbe una "risposta semplicistica ad un problema grave" e che viene utilizzata da avvocati e da genitori che chiedono l'affidamento, senza mai essere stata analizzata a fondo.

La loro opinione? "La base usata per la PAS corrisponde alla descrizioni fatte da R. Gardner nel 1985, basandosi su opinioni personali."

La PAS significa medicalizzare la lotta per l'affidamento di un figlio. La maggior parte di responsabili della PAS, secondo Gardner, sarebbero "donne che odiano gli uomini. Qualsiasi tentativo della donna di ribellarsi contro una possibile perdita di affidamento, si converte in nuove prove di alienazione e manipolazione".

Ugualmente "qualsiasi tentativo di protesta del bambino o della bambina si converte...in nuovi sintomi di manipolazione." In poche parole, "LA PAS È STATA COSTRUITA IN TALE MODO CHE NON PUÒ MAI ESSERE RIFIUTATA, perchè qualsiasi mossa viene interpretata come una confermazione."

La "terapia" che propone Gardner, sarebbe la "Terapia della Minaccia", nominata così proprio da Gardner stesso, "chiudendo qualsiasi via di uscita al bambino o alla bambina vittima di violenza per poter evitare una situazione temuta"."

"Minacciare con il carcere o togliere il contatto al genitore (di solito la madre) con cui il figlio ha il legame più stretto" sono ormai cose correnti in Spagna, e altrove. In Spagna esistono addirittura multe, se un figlio non si presenta ad una visita!

Le Conclusioni? "La PAS, tale e come inventata da Gardner, non ha nessuna base scientifica e comporta gravi rischi se applicata da un tribunale".

La AEN fa anche parte del "World Psychiatric Association" e del "World Federation for Mental Health in Europe".

Senza commenti!

Madri Dannate dalla PAS... Manifestazione


C'è stata ieri una manifestazione a Madrid, delle "madres damnificadas por el pretendido Síndrome de PAS".

Non c'è bisogno di parlare Spagnolo per capirne il significato e la rabbia. I problemi delle nostre sorelle spagnole sono simili ai nostri, in altre parole (e ne hanno fatto una lista molto coerente):

- Le Madri vittime di violenza stanno perdendo l'affidamento dei figli, sono accusate di manipolazione anche in casi dove il padre è stato condannato per violenza;

- Molti figli di queste madri sono stati comunque costretti a vivere con un padre violento, aggressivo, ecc.;

- Le Madri vittime di violenza subiscono settimanalmente la "Terapia della Minaccia" in mediazione o terapia di famiglia, oppure da psicologi, ecc. Si forza la madre a costringere i figli ad aver contatto con il padre, sotto minaccia di perdere i figli se non ci riescono;

- Molti figli, in terapia, sono stati costretti una volta a settimana a "voler bene" al padre violento, aggressivo, o indifferente, provocando conseguenze psicologiche o anche fisiche;

- Le Madri vittime di violenza sono state costrette ad accettare una terapia di famiglia, andando contro certe leggi stabilite;

- Le Madri vittime di violenza sono state incarcerate per "disubbidienza" quando loro figli hanno rifiutato di vedere il padre.

Questa è la "Terapia della Minaccia"! Rompiamo il silenzio. C'è bisogno di spiegare che la Terapia della Minaccia è pure una cosa consigliata da Gardner?


fonte: http://www.observatorioviolencia.org/documentos.php?page=1&id=253

giovedì 27 maggio 2010

Come rinforzare i vostri figli ...


Di nuovo si parla di un passo indietro per le donne e per le mamme. Più e più paesi si ribellano contro le nuove leggi, e sopratutto contro la PAS, che è stata purtroppo adoperata spesso proprio per sottomettere donne e madri che tentano di proteggere i loro figli oppure di difenderli. In Spagna pure ultimamente molte madri si sono lamentate in pubblico. Visto che noi mamme siamo a volte nell'impossibilità di proteggere i nostri figli ... come aiutare i bambini stessi ad affrontare le situazioni?

Come aiutare i bimbi a sviluppare il senso critico?

Come proteggere i bambini dalla manipolazione è il discorso proposto oggi, sempre estratto dal libro famoso dello psicologo Lundy Bancroft:

"Se li aiutate a sviluppare la capacità di osservare sotto la superficie, di pensare a cosa motiva le azioni degli altri, a non credere tutto che dice un adulto, e come distinguere cosa è giusto dall'ingiustizia, saranno capaci di riconoscere la manipolazione e la violenza del vostro partner, senza che voi ne parliate. E si sentiranno più liberi di esprimere loro dispiace ... "

Quotidianamente, ci sono occasioni per insegnare ai vostri figli. Se vedete in pubblico un genitore che verbalmente o fisicamente maltratta suo figlio, potete parlarne dicendo "Non mi piace il modo in cui si comporta quel genitore. Hai notato? Ti fa stare male? Cosa pensi che il genitore doveva fare invece?"

Riflettendo in questo modo aiuterete vostro figlio a capire che non si deve accettare qualsiasi cosa da un adulto e aiuterete suo senso di auto-protezione."

martedì 4 maggio 2010

Papà, ti voglio veramente bene ...


Mio padre ha appena festeggiato il suo compleanno...

Non so come spiegare quanto voglio bene a mio padre, adesso da adulta, guardando i bei momenti che abbiamo passato insieme. Ogni tanto me li rivivo, con nostalgia e felicità.

Guardando l'insieme dei nostri momenti in famiglia.

Lo rispetto per quanto ha sempre trattato bene mia madre. Di essere cresciuta con la serenità di sapere che rispettava anche a me come figlia. Non ha mai cercato di togliere a mia madre il ruolo che era suo o di coinvolgermi per forza nelle sue attività, nelle sue cose.

Da bambina ha tentato di farmi interessare al calcio, come lui, ma purtroppo senza successo ... Non ci volevo più tornare! Lui questo lo ha rispettato, non ha insistito, non ha spinto. Aspettava pazientemente per vedere se avessi cambiato idea.

Se mai fosse stato geloso del mio ottimo rapporto con mia madre, ha avuto la saggezza di non dimostrarlo, e la saggezza di lasciarci godere ogni buon momento insieme. Non si è mai messo in competizione con lei ... non ha mai cercato di usurpare o danneggiare la tenerezza che c'era tra me e mia madre.

Guardava da lontano, ci voleva bene e ci dava la nostra libertà. Questa libertà e questo rispetto sono importantissimi per un bambino. Gliene sono tanto grata. Profondamente.

Quando avevo bisogno di lui, e tutt'ora, quando ho bisogno di lui, è sempre presente ... pensando al mio bene. E a volte anche sacrificandosi per il bene della famiglia.

Mi rendo conto io per prima, che se mio padre avesse maltrattato mia madre, se l'avesse minacciata e insultata, sarei stata la prima, da bambina, ad allontanarmi da lui, a non fidarmi più e anche a disprezzarlo. Un bambino non può rimanere indifferente.

E' proprio quest'elemento che viene trascurato oggigiorno, nei tribunali. L'istinto normale di un bambino che cerca di proteggersi, di allontanarsi dalle persone o situazioni che lo fanno soffrire.

Se un bambino ha subito un'esperienza di questo tipo, bisogna dargli il tempo, l'amore e il tempo ... per guarire, per riavvicinarsi ... se è possibile. Si spera sempre e comunque di poter ristabilire un buon rapporto se l'adulto anche trova l'umiltà di riguadagnare l'affetto del figlio. Perché l'affetto si deve anche guadagnare.

Forzandolo, usando leggi, violenza, polizia, ecc. non serve che ad aggravare la situazione. Dove sono la pazienza, l'amore e la saggezza in tutto ciò? Eppure è proprio con la sagezza e con l'amore che spesso si vincono gli ostacoli. Direi anche che si evitano proprio!

Emeline Lori

Un Buon Padre rispetta la Mamma



Lo psicologo/terapeuta/CTU Lundy Bancroft spiega spesso nei suoi libri che un padre che maltratta o insulta la madre dei suoi figli non può essere considerato un buon padre ... molti perdono di vista quest'elemento attualmente.

Il fatto è che anche se il padre si comporta bene con i figli (e questo comunque è raro quando contemporaneamente maltratta la moglie) in ogni caso i figli che hanno visto e osservato un padre maltrattare, menare, insultare o minacciare la madre rimangono segnati. E queste violenze, verbali o psicologiche che siano, hanno un effetto anche sul rapporto dei figli con il padre. Il figlio può, come conseguenza, evitare o aver paura del padre. Si ritorna qui al discorso dell'auto-alienazione.

Bisogna capire perchè questo aspetto viene spesso occultato o ignorato dalla società di oggi, mentre che invece si ricorre subito e automaticamente alla PAS.

E' troppo comodo e conveniente, non pensate?

Emeline Lori

mercoledì 28 aprile 2010

Società Impazzita ... Disordine nei Tribunali


LA NOSTRA SOCIETA' IN QUESTO MOMENTO MANDA UN MESSAGGIO PAZZO E CONTRADDITTORIO ALLE MADRI.

Da un lato dice che "se il padre dei vostri figli è violento con voi o con i vostri figli, lo dovete lasciare per non esporre i figli al suo comportamento." Ma se la madre lo lascia, la nostra società spesso volta le spalle e le dice "adesso che siete separati, bisogna dare i figli a lui.

Solo adesso (e non prima) dovranno stare completamente da soli con lui, senza neppure la vostra presenza per controllare che tutto vada bene e rassicurarli."

Il triste risultato di queste contradizioni è che molte madri che cercano di proteggere i loro figli da situazioni violenti si trovano insultate dal personale dei tribunali, criticate duramente in perizie e costrette a mandare i loro figli a visite non-protette con padri violenti o aggressivi. E a volte queste sentenze vanno avanti nonostante le prove concrete del fatto che i figli sono stati testimoni o vittime di comportamenti violenti.

I tribunali degli Stati Uniti e in Canada sono colpevoli giorno dopo giorno di mettere i bambini in situazioni di rischio. Per fortuna esistono anche molte madri che riescono a proteggere loro figli dopo la separazione. Alcune riescono a convincere il giudice del bisogno a tenere i loro figli al riparo e ottengono giustizia.

Madri, mentre procedete per il vostro camino, spero che vi occuperete anche di voi stesse! Cercate persone gentili che vi sostengano. Non trascurate le amicizie. Piangete se ne sentite il bisogno, cercate di piangere lontano dai vostri figli, magari a porta chiusa e in un cuscino, per non farli star male, ma piangete ... perché il vostro cuore ha bisogno del sollievo delle lacrime. E poi continuate a rinforzarvi per poter continuare la battaglia ...

Lundy Bancroft, psicologo, psicoterapeuta e CTU, specializzato in uomini violenti, USA

martedì 27 aprile 2010

Intransigenza con i Bimbi, ma Genitori Liberi! ...


Riflettiamo...con un pò di umanità

C'è un'ineguaglianza abissale tra come vengono trattati i bambini che rifiutano di vedere uno dei genitori e i genitori che non vogliono frequentare i figli, che sono ben due tipi di problema diversi (il genitore che si sottrae alle visite può anche essere tranquillo, non violento, ma solo disinteressato, irresponsabile, o "preso" da una nuova famiglia, nuovi figli, ecc.), eppure i problemi sono simili.

Vorrei dire: Svegliatevi!

Smettetela di usare tanta crudeltà verso un bambino, per dare libertà ai genitori! Non c'è un'incongruenza? Se è talmente importante per un bambino avere sempre i due genitori accanto (e su questo non si discute, tranne ovviamente con genitori violenti, dannosi, ecc.), come mai i tribunali fanno poco o niente per riavvicinare figli a padri che non sono interessati?

Quanti padri (molto più delle madri purtroppo) se ne vanno, si rifanno la vita, non si presentano più alle visite, cambiano paese, diventano anche introvabili, ecc. ma per questo non vanno puniti?

Pensate: manderebbero mai 14 poliziotti, per recuperare un padre "assente", e per sbatterlo in casafamiglia (o prigione, è uguale) per insegnare al genitore assente l'importanza di frequentare i figli e affrontare le sue responsabilita? Gli vieterebbero contatto con gli amici, famigliari, ecc.? Farebbero un blitz alla sua casa, al suo ufficio, o manderebbero poliziotti alla sua ricerca?

Andrei anche oltre: Il padre che evita o rifiuta contatti con i figli riceve l'ok del tribunale. Gli tolgono anche a volte la patria potestà, dunque lì finisce ogni suo obbligo. E finalmente libero di fare ciò che gli pare e non sottoporsi alle visite. Il figlio che desidera avere una pausa, una tregua nelle visite (per qualsiasi motivo) ... può ricevere anche una punizione (ossia incarcerazione in casafamiglia), l'allontanamento dall'unico genitore rimasto, allontanamento dalla sua casa, famigliari, amici, scuola, ecc.

Date ai bambini l'ascolto di cui hanno bisogno, date loro tempo per elaborare il loro problema, per maturarlo e per poi poter (si spera sempre) riprendere il contatto con serenità, al momento giusto...

Tara Francesca Sciutto