lunedì 26 luglio 2010
Patrizia Oggi...III Parte
Dopo mesi interi senza vedere il padre, (non dimentichiamo, considerato pericoloso dalla polizia) giunge il momento della visita ... il figlio grande ancora si ricorda dei giorni in cui vivevano nella paura, e ripete "mamma, non dimenticare che ti voleva ammazzare ...", "sgridava sempre", "non ci vogliamo andare". Il piccolo si ricorda di meno ma è arrabbiato ... Il grande dice addirittura: "è il peggior giorno della mia vita ... vorrei un coltello per uccidermi". Patrizia, allarmata, passa il resto della serata a tranquillizzarlo. Per fortuna riesce a calmarlo. Non è la prima volta che il bimbo si ricorda con orrore il comportamento del padre. Che non riesce a volergli bene perchè praticamente dalla nascita hanno vissuto in questo modo.
Giungono al posto della visita. I bimbi non vogliono entrare, ma la mamma riesce a convincerli. Omette di dire che se non ci vanno ci potrebbero essere guai grossissimi per tutti loro. Da bravo stalker, il padre si fa trovare già al cancello, in attesa, ma la mamma non osa denunciarlo ancora una volta. Mancano i testimoni, e poi ce ne sono tante e tante di quelle denuncie, diventa stancante, un lavoro senza fine. Si tratta anche di spese senza fine. Altri avvocati, altre udienze. Una mamma single, che lavora, non ha né tutto questo tempo, né tutti questi soldi.
Quello che colpisce non è il fatto che ci sia una visita. E pure normale cercare di vedere se è possibile ristabilire un rapporto tra padre e figli anche dopo anni di disastri. Colpisce il modo in cui si svolge ... I bambini si lamentano, ma tutti ci passano sopra e li fanno entrare all'ora precisa. All'interno della stanzetta misera e piccola dovrebbero rimanere un'ora intera, con ben quattro adulti! Dopo mezz'ora seduti in questa stanzetta, i bimbi non ne possono più e la mamma da fuori sente degli strilli. Delle vocette che strillano forte. Delle manine che cercano di aprire la porta, più di una volta. Alla fine escono fuori incavolati. Si mettono a litigare con gli operatori. Gli operatori passano ben 15 minuti a cercare di convincere i bimbi di tornare dentro! Quindici minuti sprecati, che non fanno altro che aggravare la situazione. La rabbia dei bimbi non fa altro che aumentare. I bambini più tardi riferiranno di essersi sentiti "in prigione".
Per la mamma i bimbi sono stati bravissimi, sono rimasti ben 30 minuti nella stanza. Questo è molto, è tanto! Sono stati grandi. E tanto per dei bimbi che per anni hanno avuto paura e si ricordano ancora delle minacce del padre di portarli via, di rapirli, di come strillava, di come si ubriacava. Forzarli oltre la loro volontà sembra una violenza ... una mancanza di rispetto. E in effetti, più gli operatori insistono, più i bimbi si irrigidiscono. Bisogna essere psicologi per capire questo? ...
Bambini senza diritti? .... Come mai? Stanno soltanto cercando di far capire agli adulti che il tempo è troppo, che mezz'ora a loro basta. Non ce la fanno ... e vogliono essere ascoltati. Mentre che un figlio che non vuole vedere il padre diventa un problema gravissimo, come mai tanti padri se ne vanno in altri paesi, spariscono, non si presentano alle visite, ecc. e nessuno fa nulla? Nessuno cerca di trovarli, di recuperarli come padri? Nessun tribunale, in nessuna sentenza si cerca di recuperarli come figure maschili? Come mai un padre ha il diritto di frequentare o non frequentare un figlio, mentre che un figlio non può nemmeno minimamente gestire una visita come gli piacerebbe? Visto che i padri sono tanto importanti nella vita dei loro figli ... Visto che sono oggigiorno definiti "sacrosanti" dai tribunali, anche se criminali e deliquenti, come mai non punire, perseguitare, ecc. i padri che fuggono e che non si presentano? Non bisogna ricuperare tutti questi padri? Per evitare di far danno ai figli? Invece i padri si lasciano liberi ... liberi di fare e di agire. Tutto il peso del rapporto grava sulle spalle dei ragazzi, tutta la responsabilità è dei bambini e delle madri.
Emeline Lori
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