martedì 27 luglio 2010

PMA ormai su Facebook



La PMA, Madri Protettive nel Mondo, ha ormai la sua pagina su Facebook. Ci sono informazioni, tante storie, anche dai nostri coordinatori degli USA, Janice Levinson e il noto psicologo, terapeuta, CTU, Lundy Bancroft, che ha pubblicato libri e combatte per i diritti delle madri che tentano di proteggere loro figli e incontrano difficoltà. C'e anche la pagina PMA originale, in Inglese.

DIRITTI INFANZIA CALPESTATI




L'Italia ha aderito, come tanti altri paesi, a questa convenzione. Sembra che l'abbiano dimenticata completamente. Ci sono troppi bambini sofferenti attualmente, non ascoltati, e privati dei loro diritti essenziali. Bisogna dunque ricordare questa Convenzione e cosa l'Italia aveva promesso ai suoi figli e ai giovani.

CONVENZIONE DI NEW YORK – DIRITTI FANCIULLI

Art. 12

1. Gli Stati parti garantiscono al fanciullo capace di discernimento il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa, le opinioni del fanciullo essendo debitamente prese in considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità.

2. A tal fine, si darà in particolare al fanciullo la possibilità di essere ascoltato in ogni procedure giudiziaria o amministrativa che lo concerne, sia direttamente, sia tramite un rappresentante o un organo appropriato, in maniera compatibile con le regole di procedura della legislazione nazionale.

lunedì 26 luglio 2010

Patrizia Oggi...III Parte


Dopo mesi interi senza vedere il padre, (non dimentichiamo, considerato pericoloso dalla polizia) giunge il momento della visita ... il figlio grande ancora si ricorda dei giorni in cui vivevano nella paura, e ripete "mamma, non dimenticare che ti voleva ammazzare ...", "sgridava sempre", "non ci vogliamo andare". Il piccolo si ricorda di meno ma è arrabbiato ... Il grande dice addirittura: "è il peggior giorno della mia vita ... vorrei un coltello per uccidermi". Patrizia, allarmata, passa il resto della serata a tranquillizzarlo. Per fortuna riesce a calmarlo. Non è la prima volta che il bimbo si ricorda con orrore il comportamento del padre. Che non riesce a volergli bene perchè praticamente dalla nascita hanno vissuto in questo modo.

Giungono al posto della visita. I bimbi non vogliono entrare, ma la mamma riesce a convincerli. Omette di dire che se non ci vanno ci potrebbero essere guai grossissimi per tutti loro. Da bravo stalker, il padre si fa trovare già al cancello, in attesa, ma la mamma non osa denunciarlo ancora una volta. Mancano i testimoni, e poi ce ne sono tante e tante di quelle denuncie, diventa stancante, un lavoro senza fine. Si tratta anche di spese senza fine. Altri avvocati, altre udienze. Una mamma single, che lavora, non ha né tutto questo tempo, né tutti questi soldi.

Quello che colpisce non è il fatto che ci sia una visita. E pure normale cercare di vedere se è possibile ristabilire un rapporto tra padre e figli anche dopo anni di disastri. Colpisce il modo in cui si svolge ... I bambini si lamentano, ma tutti ci passano sopra e li fanno entrare all'ora precisa. All'interno della stanzetta misera e piccola dovrebbero rimanere un'ora intera, con ben quattro adulti! Dopo mezz'ora seduti in questa stanzetta, i bimbi non ne possono più e la mamma da fuori sente degli strilli. Delle vocette che strillano forte. Delle manine che cercano di aprire la porta, più di una volta. Alla fine escono fuori incavolati. Si mettono a litigare con gli operatori. Gli operatori passano ben 15 minuti a cercare di convincere i bimbi di tornare dentro! Quindici minuti sprecati, che non fanno altro che aggravare la situazione. La rabbia dei bimbi non fa altro che aumentare. I bambini più tardi riferiranno di essersi sentiti "in prigione".

Per la mamma i bimbi sono stati bravissimi, sono rimasti ben 30 minuti nella stanza. Questo è molto, è tanto! Sono stati grandi. E tanto per dei bimbi che per anni hanno avuto paura e si ricordano ancora delle minacce del padre di portarli via, di rapirli, di come strillava, di come si ubriacava. Forzarli oltre la loro volontà sembra una violenza ... una mancanza di rispetto. E in effetti, più gli operatori insistono, più i bimbi si irrigidiscono. Bisogna essere psicologi per capire questo? ...

Bambini senza diritti? .... Come mai? Stanno soltanto cercando di far capire agli adulti che il tempo è troppo, che mezz'ora a loro basta. Non ce la fanno ... e vogliono essere ascoltati. Mentre che un figlio che non vuole vedere il padre diventa un problema gravissimo, come mai tanti padri se ne vanno in altri paesi, spariscono, non si presentano alle visite, ecc. e nessuno fa nulla? Nessuno cerca di trovarli, di recuperarli come padri? Nessun tribunale, in nessuna sentenza si cerca di recuperarli come figure maschili? Come mai un padre ha il diritto di frequentare o non frequentare un figlio, mentre che un figlio non può nemmeno minimamente gestire una visita come gli piacerebbe? Visto che i padri sono tanto importanti nella vita dei loro figli ... Visto che sono oggigiorno definiti "sacrosanti" dai tribunali, anche se criminali e deliquenti, come mai non punire, perseguitare, ecc. i padri che fuggono e che non si presentano? Non bisogna ricuperare tutti questi padri? Per evitare di far danno ai figli? Invece i padri si lasciano liberi ... liberi di fare e di agire. Tutto il peso del rapporto grava sulle spalle dei ragazzi, tutta la responsabilità è dei bambini e delle madri.

Emeline Lori

venerdì 16 luglio 2010

Patrizia...II Parte


Patrizia oggi vive ancora sotto shock per quello che le è successo e per le minacce ripetute di portarle via i figli. Dorme male. Ancora non riesce a credere che nel cercare aiuto tutto le andò tanto storto. E' stata minacciata prima da un giudice, poi dagli assistenti sociali, e poi da uno psicologo. Fino al punto che gli assistenti sociali erano pronti ad intervenire per prenderli. Sono stati salvati in extremis da una persona che si interessò al loro caso e che aveva percepito la vera situazione.

Il peggio è che Patrizia ha dovuto aspettare quasi 4 anni prima che la polizia intervenisse con l'allontanamento del padre per stalking.


Per farvi capire che può succedere a chiunque, Patrizia ha studiato, ha un buon lavoro, vive in un bel quartiere di Roma e i bimbi sono felicissimi con lei. Dunque, tutti i cliché delle mamme che si drogano e dormono sotto i ponti non esistono più. Oggi giorno può succedere a chiunque. Visto che Patrizia non aveva documenti (fino al provvedimento per allontanamento dalla polizia), era sempre stata la sua parola contro quella del suo ex, che con la sua bella parlantina negava tutto molto tranquillamente.


E' stata dunque accusata di "conflittualità" durante una perizia e da lì sono iniziati tutti i suoi problemi.


Ad ogni costo la costringevano a comunicare con l'ex marito e fare addirittura terapia con lui, nonostante minacce pesantissime e insulti continui anche in presenza dei terapeuti! Un paio di volte non si presentò alla terapia prescritta dal giudice perché stava a casa con l'influenza e poi uno dei bimbi si ammalò. Fu chiamata subito dagli assistenti sociali che minacciavano di scrivere una lettera al giudice dicendo che non collaborava e che rischiava dunque di perdere i figli!!


Perdere i figli perché non ha fatto terapia perché stava male? Ma se la terapia può solo essere consigliata e non imposta? Però Patrizia aveva già capito che su carta si consiglia la terapia, ma guai a chi non ci va! Anche un giorno mancato diventa un dramma ... Tutto ciò nel nome delle teorie del condiviso? Quando c'è stalking? Ma come si può? Vi invito a riflettere ... Qualcosa veramente non va.

Emeline

martedì 13 luglio 2010

La Paura del Padre... il Rifiuto (una storia vera)



Vi racconto una storia, la storia di una madre che si chiama Patrizia. Una storia come tante ... ma una storia che in un ambiente come quello attuale, crea problemi immensi. Problemi legali, problemi burocratici, problemi di spese enormi, debiti per affrontare perizie, ecc., senza parlare del problema più delicato...la sofferenza di due bambini.

I due bambini sono Massimo e Marco che da anni rifiutano ogni contatto con il padre. Vivono contenti con la madre in un bel quartiere, con tanto amore, ma c'e un'ombra nella loro storia.

Il motivo? Il padre, durante il matrimonio, beveva pesantemente e andava in crisi totale, urlava con tutti, lanciava oggetti anche addosso alla gente e alla madre, minacciava la madre e sopratutto minacciava i figli. Minacciava di portarli via lontano e diceva loro che non avrebbero più rivisto la loro mamma. Fino al punto in cui i bambini rifiutarono di stare con lui, e la mamma, esasperata e spaventata, chiese la separazione e si rivolse alla polizia.

Nonostante le denunce, la polizia fece poco, e chiamò alcuni testimoni... addirittura dopo tre anni!

Fu fissata un'udienza anni dopo, esattamente quattro anni dopo la prima denuncia! Fatti incomprensibili, giustizia carente e assente. Lo stalking ancora non esisteva come legge.

Nonostante la separazione e le visite settimanali che la mamma aveva sempre rispettato, il padre si presentava a prendere i piccoli ubriaco, continuando ad avere le sue crisi di rabbia e urla.

La mamma si rivolse al tribunale, ottenendo per fortuna le visite protette senza esitazione. Però, ANCHE con le visite protette, il padre continuava a comportarsi male. Insulti pesantissimi, minacce, pedinamenti per strada a madre e figli, sveglia anche in piena notte al telefono.

I bambini soffrivano moltissimo durante queste visite, con assistenti sociali che non accettavano assolutamente il loro "rifiuto" e li spingevano a volte fisicamente dentro la stanza con il padre ("questo è il nostro lavoro, dobbiamo assicurare la visita", oppure "il padre ha i suoi diritti"). Li lasciavano anche piangere, e anche strillare. Una volta strillarono tanto forte che la madre li udì per strada...Una volta li tirarono per il braccio, un'altra volta li spinsero nella stanzetta su una sedia a rotelline. Ad ogni costo, la visita DOVEVA "funzionare".

C'era la tentazione di denunciare gli assistenti sociali, ma la mamma temeva di farlo, sapendo che il destino dei suoi figli stava nelle loro mani. Temeva di vederli collocati in casa famiglia, visto che questa era la minaccia che le facevano. Gli assistenti si mettevano davanti alla porta durante le visite con il padre, bloccando l'uscita ai bambini, creando una situazione di forzatura, e l'ansia dei bambini si estendeva chiaramente anche agli operatori.

Dopo mesi e mesi, finalmente si chiese una sospensione delle visite, con la possibilità per i bambini di elaborare i loro problemi e di fare una terapia per tranquilizzarli. I risultati furono ottimi e i bambini fortunatamente si tranquilizzarono molto. Ma lo stalking persisteva, il padre non la finiva di pedinare la famiglia intera e di fare minacce pesantissime, anche in piena notte, fino al punto in cui venne allontanato dalla polizia, chiamato un "pericolo sociale" e "recalcitrante". Dopo anni e anni, finalmente la mamma si sentì un pò più protetta, finalmente si sentì in grado di proteggere i suoi figli.

Adesso i bambini rifiutano ancora di vedere il padre. Il bambino più grande ripete "mamma, non dimenticare che mi diceva sempre che ti voleva ammazzare" e che "mi voleva portare lontano lontano". Dice anche "mi forzano, mi costringono, mi sento prigioniero". Però è stato stabilito che i bambini non possono e non dovrebbero più avere paura.

Dovrebbero entrare serenamente nella stanza con il padre e, praticamente, se non ci riescono, la colpa sarebbe della madre! Colpa della madre che forse è ancora spaventata dal padre e che non è stata in grado di rassicurarli sufficientemente.

Io vi domando, come fa una madre minacciata e vessata da anni, a non temere quest'uomo che l'ha fatta vivere nell'inferno? Il padre dunque ha avuto la possibilità di essere aggressivo, minaccioso e violento...ma se i bambini sono ancora spaventati sarebbe colpa della madre?

Non dimentichiamoci che il provvedimento del giudice penale parla di allontanamento del padre anche dai figli, e non solo dalla madre. Gli permettono unicamente queste visite "protette". E dunque cosa riconosciuta che si è comportato malissimo verso i figli. Qualcosa qui non quadra!

Di nuovo la società chiude un'occhio, non ascolta i bambini ... non dà loro il tempo e non dà loro nessuna scelta, neanche in casi drammatici.

Di nuovo, se qualcosa non va, è colpa delle madri. Sarete aggiornati sulla storia di Patrizia ben presto ...

Emeline Lori

venerdì 9 luglio 2010

Bambini Privati del loro Ambiente

"The Guardian", Feb. 2006

Privare i bambini di un ambiente d'amore in famiglia provoca danni alla loro intelligenza, e alla loro condizione psico-fisica secondo lo studio più esteso mai fatto sulla privazione. La mancanza di attenzione e di cure comporta una crescita più lenta, in QI più basso e più problemi psicologici e comportamentali dei bambini che sono stati cresciuti in un ambiente normale, secondo il rapporto dell'Associazione Americana per il Progresso della Scienza a St. Louis.

Fino a che punto i bambini sono sensibili all'ambiente in cui crescono fu rivelato in uno studio senza precedenza, il Bucharest Early Intervention Project. E il primo studio clinico creato per investigare gli effetti della privazione sociale sulla salute fisica e psicologica dei bambini. Questo studio è durato cinque anni ...

Charles Nelson, specialista in pediatria all'Università di Harvard, utilizzò un sistema per misurare l'attività del cervello per capire se una mancanza di contatti sociali e attenzione danneggiava lo sviluppo neurologico di un bambino. Usando le onde EEC, il Prof. Nelson osservò l'attività cerebrale di bambini che non avevano mai vissuto in un istituzione. I risultati dimostrarono che i bambini nell'orfanotrofio avevano un attività meno sviluppata in tutte le parti del loro cervello. In un altro studio, l'équipe del Prof. Nelson utilizzò un test chiamato ERP, (event-related potential), che indica la reazione del cervelo a certi stimuli, come per esempio, guardare dei visi felici, tristi, arrabbiati o spaventati. "Cosa stiamo osservando è che la reazione dei bambini che vivono nelle istituzioni era più debole e le loro risposte più lente", disse.

lunedì 5 luglio 2010

I Pericoli dell'Utilizzo della PAS

Estratto da "Feminismo a Sud"

Contrariamente a quanto vogliono far credere alcuni la PAS-Sindome da Alienazione Genitoriale (alias “Sindrome della Madre Malevola) - quella che in italia lega/pdl vorrebbero introdurre nei tribunali nelle cause di affido - è tutto tranne che universalmente accettata nel mondo scientifico e nelle Legislazioni degli Stati detti “occidentali”. Da quando il defunto Gardner ha fatto passare per patologia quelle che erano sue opinioni si sono susseguiti tutta una serie di studi, analisi e relazioni che hanno non solo fatto notare che questa “sindrome” non è scientifica (per studi e prove insufficienti) ma hanno persino invitato a non utilizzarla nei casi di affidamento dei minori.Partiamo dal presupposo fondamentale che in 25 anni della sua esistenza questa “sindrome” non è stata ammessa nel DSM-Diagnostic and Statistical Manual of mental disorder proprio in virtù della mancanza di evidenza scientifica e di studi di supporto.

Abbiamo già parlato del Canada e del Dipartimento di Giustizia, che nel 2006 presentò uno studio che non solo rigettava la valenza scientifica della “sindrome” ma avanzava nuovi studi che di fatto contraddicevano suddetta sindrome (Gaber 2004) ritenendola persino dannosa nella valutazione di contesti familiari violenti. Ed invitando tutte le parti a ricercare i motivi di eventuale rifiuto di un genitore da parte di un minore e a non liquidare il tutto come “manipolazione”. Abbiamo già evidenziato l’opinione dell Associazione Spagnola di Neuropsichiatria. Ma altri studi scientifici e Istituzioni Governative hanno messo in dubbio la sua validità.

L’American Psychological Association – Presidential Task Force on Violence and Family già nel 1996 avanza profonde perplessità nei confronti della PAS. giungendo persino a dire che e rigettano la sindrome da alienazione genitoriale. http://web.archive.org/web/20000307233013/www.apa.org/pi/pii/familyvio/issue5.html)
Robert E.Emery, professore di Psicologia e Direttore di “Center for Children, Families, and the Law at the University of Virginia” ha sottolineato che il procedere di Gardner e sostiene anche che la “sindrome” è da ritenersi solo un’ipotesi. Egli dice di essere : ed aggiunge Fonte:
http://www.ncdsv.org/images/PASProponentsBeartheBurdenofProof_Emery_2005.pdf

Articolo da "Feminismo a Sud" ...