giovedì 17 marzo 2011

INTRAPPOLATI ... PSICOLOGI CHE RIGIRANO I FATTI

Torniamo al discorso che una madre deve sempre stare attenta se vuole proteggere suoi figli da un atto di violenza. Ci sono tantissimi pericoli in agguato, che anche la madre più istruita e ben intenzionata può non capire, per esempio:

1. La paura di muoversi (per non essere aggredita, o forse anche uccisa dal partner) può metterla in condizione di aver paura di denunciare o di agire. In questo caso può essere accusata di non aver protetto la sua prole e dunque di non essere una "brava madre". DUNQUE NON SI RISOLVE NULLA. Però si sa anche (dimostrato anche dallo psicologo e CTU Lundy Bancroft) che proprio nel momento in cui la donna decide di difendersi o di separarsi, accadono più incidenti violenti che mai.

2. La madre decide di denunciare e affrontare la situazione. Qui la madre rischia varie cose. Se non ha abbastanza testimoni, prove, ecc. rischia di beccarsi una PAS, e allora viene subito bloccata e ci mette anni a liberarsene anche se aveva tutte le migliori intenzioni. Può anche succedere che venga incolpata di essere troppo accanita contro il partner, e poi ritrovarsi "colpevole" di aver creato un clima a casa che non favorisce la serenità dei figli, ecc. ecc. DUNQUE NON SI RISOLVE NULLA. Può anche andare tutto bene, ma poi comunque i tribunali non tengono minimamente in considerazione il fatto che i bambini potrebbero avere problemi con il genitore violento e avere difficoltà nel riprendere il rapporto con il genitore che li picchiava, che strillava o li violentava. Cosa fare? I bambini hanno sentimenti che vanno rispettati. Hanno i tempi loro, che vanno rispettati. Non sono una commodità che dev'essere distribuita in tal o tal modo.

Cosa fare dunque? E perché non si creano delle leggi forti, per la protezione e l'ascolto dei bambini? Perché non si creano leggi, come già fatto in vari stati dell'USA, per proteggere il genitore che cerca di aiutare un figlio che ha subito violenze? Un genitore dovrebbe poter chiedere aiuto per un figlio, senza essere subito sospettato, interrogato come un criminale ed esposto a tremila pericoli.

La Redazione.

sabato 5 marzo 2011

PAS v. Reati Penali

Mette paura oggi giorno il modo in cui durante le perizie fatte con il Tribunale Civile o dei Minorenni, ormai la PAS é diventata grave o anche piu grave della violenza e dei reati penali anche gravissimi. In certi casi, sono state perse ore, giorni e anche anni interi per analizzare sotto il microscopio certe madri (si tratta tristemente sopratutto di madri) per capire se esiste una PAS oppure no, e forse solo pochi minuti per stabilire se esiste un problema di violenza. Poca gente ha la serietà di assumere la responsabilità di confermare un atto di violenza, mentre che confermare una PAS è molto meno impegnativo e facile! Sempre grazie alla PAS, tanti psicologi si riempiono le tasche.

Il problema di violenza nel caso di Patrizia (la nostra amica cui storia e stata raccontata qualche mese fa) é comunque stato confermato, con documenti e tutto, ma nonostate cio, si trova 'incomprensibile' e 'strano' che i bambini abbiano avuto problemi a frequentare il padre? ... Hanno praticamente voluto dare due mesi ai bambini per dimenticare tutto e riprendere come se niente fosse, e guai a loro se non ce la facevano! Se non ce la facevano, poi per forza ('ringraziando' le pseudoteorie di Gardner) c'era da sospettare subito la madre. Perchè? Ma perché secondo loro la madre non ce la faceva a togliere dalla testa dei figli tutto cio che avevano vissuto per anni e anni. Come se un passato di violenza si potesse cancellare in una notte, o con tale o tale scadenza. Come mai la madre, stanca, minacciata da anni (di morte e altro), occupandosi tutta da sola dei figli, lavoro, genitori anziani senza aggiungere stress economico e di tribunali, non ce la faceva a lavare il cervello dei figli 'al contrario' e far loro voler bene al padre che era stato violento? Si era mai guardato come questi bambini non mancavano mai di nulla, andavano comunque bene a scuola ed erano felici e tranquilli con la madre? No, francamente, nessuno guarda questi aspetti in molto dettaglio. Si concentrano solo e unicamente sulla PAS!

Tutto cio crea problemi impensabili per una famiglia, senza parlare del sentimento dei figli di non essere rispettati, di non dar loro il tempo di elaborare il problema, di pensarci sopra, di arrivare ad una soluzione al buon momento. No, bisognava agire, ed agire subito. Ma perché? Semplicemente perché il padre, che da parte sua minacciava in continuazione servizi sociali e psicologi (denunciandoli pure) perché secondo lui, erano colpevoli del fatto che i figli soffrivano e non volevano rimanere al lungo nella sua presenza. Terapeuti, psicologi, assistenti, et compagnie, si spaventano presto, e temendo sempre di ricever denuncie oppure, ancora peggio, di essere accusati di non essere all'altezza e forse di non ricevere piu incarichi del tribunale scelgono spesso di gettare tutta la colpa ai genitori o ad uno dei genitori, quando le loro famose terapie non 'funzionano'. Morale della Favola: Attenzione alle terapie, e ricordatevi bene, che pochi terapeuti vorranno mai ammettere di non essere stati in grado di risolvere o gestire l'incarico ricevuto. Se i bambini continuano ad avere problemi con il genitore violento ... poca gente capisce e poca gente aiuta. Non dimenticatevi, che anche figli abusati sessualmente dal genitore, DEVONO, secondo alcune sentenze attuali, comunque rifrequentare il venitore violento e dimenticare tutto. Non ci vuole mica una laurea in Psicologia per capire che questo é difficilissimo e probabilmente impossibile, e dannoso!

La Redazione

domenica 20 febbraio 2011

PAS: BUSINESS SULLA PELLE DEI BAMBINI

di Roberta Lerici

Negli ultimi tempi proliferano trasmissioni tv, convegni e articoli sulla PAS,ovvero la Sindrome di Alienazione Parentale.Persino il TG1 circa un mese fa, ha diffuso dati allarmanti su questa presunta sindrome della quale sarebbero affetti ben 150.000 minori in tutta Italia.Ovviamente si diffondono dati senza fornire le fonti o le modalità di raccolta degli stessi, ma a questo siamo ormai abituati; quando si tratta di bambini c’è sempre qualcuno pronto ad offrire in pasto al pubblico statistiche autoprodotte.

Infatti, non essendo la PAS una malattia ufficialmente riconosciuta, pare che in Italia si voglia fare di tutto perché sia diagnosticata al maggior numero di persone possibile pur di farla entrare nel DSM. Molti di noi, però, sanno che questa malattia inventata da Richard Gardner circa 30 anni fa, è da tempo oggetto di dure critiche all’estero, tanto da provocare innumerevoli cause di risarcimento danni proprio nel paese che a Gardner ha dato i natali, l’America.

Chi ha intentato cause nei vari stati americani sono gli ex bambini che vent’anni fa sono stati affidati al genitore abusante, dopo la denuncia sporta in genere dalla madre alla quale era stata diagnosticata una PAS (Gardner scriveva che quasi esclusivamente le madri potevano essere affette da PAS). Il gioco è semplice: la madre raccoglie il racconto del figlio abusato dal padre (o più raramente il contrario) e sporge denuncia.

A quel punto, seguendo i dettami di Gardner, il figlio viene isolato da entrambi i genitori e messo in un luogo neutro, come una casa famiglia.Poi si tagliano tutti i legami che ha con la madre e i parenti della madre e si attua sul bambino quella che Gardner chiama la “terapia della minaccia”, ovvero le figure istituzionali che hanno in carico il minore, cominciano a dirgli che solo se farà tutto quello che gli viene chiesto rivedrà sua madre, che se accetterà di rivedere suo padre senza ribellarsi, potrà tornare presto dalla mamma, che se si ribellerà la madre finirà in prigione, e amenità del genere.

Togliere al bambino tutti i punti di riferimento della sua vita, come la scuola e gli amici, fa sempre parte della “terapia”. Il bambino deve abbandonare tutte le difese e diventare un pupazzo nelle mani di chi lo plasmerà a suo piacimento, fino a fargli accettare persino di stare buono accanto al genitore abusante, mandandolo addirittura in vacanza da solo con lui e magari obbligandolo a dividere anche la stanza con la persona che lo ha violentato a volte per lungo tempo.

E la madre nel frattempo cosa fa? In genere le viene permesso di vedere il bambino due o tre volte al mese (a volte anche meno) ma solo in forma protetta, ovvero alla presenza di un assistente sociale o figure analoghe e mai per più di un’ora. Il bambino non può nemmeno piangere e in genere ha paura di abbracciare la mamma in presenza di qualcuno perché teme che poi non potrà più rivederla.

Questa tortura di tipo nazista dura mesi e mesi e alla fine non è raro che i tribunali dei minori decidano di collocare il bambino dal padre che, nel frattempo, ha prodotto perizie di parte che attestano tutta una serie di patologie psichiche della madre, tra le quali la peggiore è certamente la terribile PAS, ovvero tre lettere che possono distruggere per sempre la vita di un bambino fino a portarlo nei casi più gravi a tentare il suicidio, qualche volta riuscendoci.

Le madri, dall’altra parte continuano la loro lotta, ma di solito finiscono in miseria per pagare avvocati e periti e, se non sono abbastanza forti, neppure loro riescono a mantenere la freddezza necessaria per capire se un avvocato o qualcun’altra delle persone a cui ha affidato la sua vita e quella di suo figlio, si è accordata con la controparte alle sue spalle.Non è raro,infatti, che nelle udienze più importanti gli avvocati spariscano o facciano scena muta. Dopo tutto questo discorso potrebbe sembrare che io ritenga disoneste tutte le persone coinvolte in questi casi, ma non è così.

Molti dei professionisti che si occupano di minori, si fidano di queste teorie, le credono veritiere e le applicano alla lettera. Sono convinti che i bambini possano inventare un abuso sessuale, solo perché le madri li hanno convinti a mentire.In alcuni casi neppure i ricoveri al pronto soccorso di un bambino abusato vengono presi in considerazione dai giudici, e in uno straordinario numero di casi i bambini non vengono neppure ascoltati. Ci sono casi in cui addirittura è stata diagnosticata un PAS senza che lo psichiatra che ha steso la perizia avesse mai visto madre e figlia/o.

mercoledì 2 febbraio 2011

I NOSTRI OBIETTIVI (PMA)

Tradotto dalle parole dello psicologo/terapeuta/CTU Lundy Bancroft:

La PMA (Madri Protettive nel Mondo) è un organizzazione dedicata a provocare un cambiamento radicale nel trattamento delle madri e bambini vittime di violenza nei tribunali. Il nostro gruppo si occupa essenzialmente di madri protettive, ma altre donne e uomini sono benvenuti come sostenitori.

Chiediamo una fine alle cose seguenti:

1. Affidamento dei figli a uomini che sono stati violenti verso le donne.

2. Affidamento al genitore colpevole di abusi sessuali.

3. Visite protette senza richiedere che il genitore colpevole faccia una terapia mirata per non essere più violento verso i bambini.

4. Accusare le madri che giustamente cercano di proteggere loro figli di PAS, e punendole su questa base.

5. L'uso scorretto di test psicologici per aiutare padri violenti.

6. Forzare le madri protettive a spendere decine di migliaia di euro per proteggere loro figli, quando questi soldi sarebbero serviti per costruire loro un futuro.

Sostenete lo psicologo Lundy Bancroft nella sua lotta per ottenere protezione per i bambini e giustizia per le madri che cercano di aiutarli? Trovateci su Facebook (PMA, Madri Protettive) e diventate membri. Più siamo e meglio è.

La Redazione.

martedì 1 febbraio 2011

IL MITO DELLA NEUTRALITA ...

"Non è possibile emettere un giudizio completamente neutro quando si tratta di un uomo violento e una donna vittima. Come spiega la Dott.ssa Judith Herman molto eloquentemente nel suo capolavoro "Trauma e Ricovero" la "neutralità" in effetti avanza gli interessi dell'aggressore molto più degli interessi della vittima e non può dunque essere considerata una cosa neutra. Visto che l'aggressore preferisce avervi completamente dalla sua parte, si accontenterà prefettamente della vostra decisione di prendere una via di mezzo. Per lui, questo significa che considerate il problema di coppia in parte colpa della donna, e parte colpa sua, dunque non si tratta più di violenza.

In realità, rimanere "neutri" significa colludere con l'agressore, intenzionalmente oppure no. Se siete coscienti di un maltrattamento cronico oppure severo e non agite, il vostro silenzio comunica che non vedete nulla di inaccettabile. Gli aggressori interpretano il silenzio come un'approvazione, o comunque un perdono. Per la donna vittima intanto, il silenzio implica che nessuno la vuole aiutare - esattamente ciò che desidera l'agressore. Chiunque decide di chiudere un occhio diventa dunque l'alleato dell'aggressore... E se vedete o sentite violenza o minacce, significa che dovete chiamare la polizia"

Lundy Bancroft, dal libro: "Ma perché lo fa? (Nelle menti degli uomini arrabbiati e controllanti)."