domenica 20 febbraio 2011

PAS: BUSINESS SULLA PELLE DEI BAMBINI

di Roberta Lerici

Negli ultimi tempi proliferano trasmissioni tv, convegni e articoli sulla PAS,ovvero la Sindrome di Alienazione Parentale.Persino il TG1 circa un mese fa, ha diffuso dati allarmanti su questa presunta sindrome della quale sarebbero affetti ben 150.000 minori in tutta Italia.Ovviamente si diffondono dati senza fornire le fonti o le modalità di raccolta degli stessi, ma a questo siamo ormai abituati; quando si tratta di bambini c’è sempre qualcuno pronto ad offrire in pasto al pubblico statistiche autoprodotte.

Infatti, non essendo la PAS una malattia ufficialmente riconosciuta, pare che in Italia si voglia fare di tutto perché sia diagnosticata al maggior numero di persone possibile pur di farla entrare nel DSM. Molti di noi, però, sanno che questa malattia inventata da Richard Gardner circa 30 anni fa, è da tempo oggetto di dure critiche all’estero, tanto da provocare innumerevoli cause di risarcimento danni proprio nel paese che a Gardner ha dato i natali, l’America.

Chi ha intentato cause nei vari stati americani sono gli ex bambini che vent’anni fa sono stati affidati al genitore abusante, dopo la denuncia sporta in genere dalla madre alla quale era stata diagnosticata una PAS (Gardner scriveva che quasi esclusivamente le madri potevano essere affette da PAS). Il gioco è semplice: la madre raccoglie il racconto del figlio abusato dal padre (o più raramente il contrario) e sporge denuncia.

A quel punto, seguendo i dettami di Gardner, il figlio viene isolato da entrambi i genitori e messo in un luogo neutro, come una casa famiglia.Poi si tagliano tutti i legami che ha con la madre e i parenti della madre e si attua sul bambino quella che Gardner chiama la “terapia della minaccia”, ovvero le figure istituzionali che hanno in carico il minore, cominciano a dirgli che solo se farà tutto quello che gli viene chiesto rivedrà sua madre, che se accetterà di rivedere suo padre senza ribellarsi, potrà tornare presto dalla mamma, che se si ribellerà la madre finirà in prigione, e amenità del genere.

Togliere al bambino tutti i punti di riferimento della sua vita, come la scuola e gli amici, fa sempre parte della “terapia”. Il bambino deve abbandonare tutte le difese e diventare un pupazzo nelle mani di chi lo plasmerà a suo piacimento, fino a fargli accettare persino di stare buono accanto al genitore abusante, mandandolo addirittura in vacanza da solo con lui e magari obbligandolo a dividere anche la stanza con la persona che lo ha violentato a volte per lungo tempo.

E la madre nel frattempo cosa fa? In genere le viene permesso di vedere il bambino due o tre volte al mese (a volte anche meno) ma solo in forma protetta, ovvero alla presenza di un assistente sociale o figure analoghe e mai per più di un’ora. Il bambino non può nemmeno piangere e in genere ha paura di abbracciare la mamma in presenza di qualcuno perché teme che poi non potrà più rivederla.

Questa tortura di tipo nazista dura mesi e mesi e alla fine non è raro che i tribunali dei minori decidano di collocare il bambino dal padre che, nel frattempo, ha prodotto perizie di parte che attestano tutta una serie di patologie psichiche della madre, tra le quali la peggiore è certamente la terribile PAS, ovvero tre lettere che possono distruggere per sempre la vita di un bambino fino a portarlo nei casi più gravi a tentare il suicidio, qualche volta riuscendoci.

Le madri, dall’altra parte continuano la loro lotta, ma di solito finiscono in miseria per pagare avvocati e periti e, se non sono abbastanza forti, neppure loro riescono a mantenere la freddezza necessaria per capire se un avvocato o qualcun’altra delle persone a cui ha affidato la sua vita e quella di suo figlio, si è accordata con la controparte alle sue spalle.Non è raro,infatti, che nelle udienze più importanti gli avvocati spariscano o facciano scena muta. Dopo tutto questo discorso potrebbe sembrare che io ritenga disoneste tutte le persone coinvolte in questi casi, ma non è così.

Molti dei professionisti che si occupano di minori, si fidano di queste teorie, le credono veritiere e le applicano alla lettera. Sono convinti che i bambini possano inventare un abuso sessuale, solo perché le madri li hanno convinti a mentire.In alcuni casi neppure i ricoveri al pronto soccorso di un bambino abusato vengono presi in considerazione dai giudici, e in uno straordinario numero di casi i bambini non vengono neppure ascoltati. Ci sono casi in cui addirittura è stata diagnosticata un PAS senza che lo psichiatra che ha steso la perizia avesse mai visto madre e figlia/o.

mercoledì 2 febbraio 2011

I NOSTRI OBIETTIVI (PMA)

Tradotto dalle parole dello psicologo/terapeuta/CTU Lundy Bancroft:

La PMA (Madri Protettive nel Mondo) è un organizzazione dedicata a provocare un cambiamento radicale nel trattamento delle madri e bambini vittime di violenza nei tribunali. Il nostro gruppo si occupa essenzialmente di madri protettive, ma altre donne e uomini sono benvenuti come sostenitori.

Chiediamo una fine alle cose seguenti:

1. Affidamento dei figli a uomini che sono stati violenti verso le donne.

2. Affidamento al genitore colpevole di abusi sessuali.

3. Visite protette senza richiedere che il genitore colpevole faccia una terapia mirata per non essere più violento verso i bambini.

4. Accusare le madri che giustamente cercano di proteggere loro figli di PAS, e punendole su questa base.

5. L'uso scorretto di test psicologici per aiutare padri violenti.

6. Forzare le madri protettive a spendere decine di migliaia di euro per proteggere loro figli, quando questi soldi sarebbero serviti per costruire loro un futuro.

Sostenete lo psicologo Lundy Bancroft nella sua lotta per ottenere protezione per i bambini e giustizia per le madri che cercano di aiutarli? Trovateci su Facebook (PMA, Madri Protettive) e diventate membri. Più siamo e meglio è.

La Redazione.

martedì 1 febbraio 2011

IL MITO DELLA NEUTRALITA ...

"Non è possibile emettere un giudizio completamente neutro quando si tratta di un uomo violento e una donna vittima. Come spiega la Dott.ssa Judith Herman molto eloquentemente nel suo capolavoro "Trauma e Ricovero" la "neutralità" in effetti avanza gli interessi dell'aggressore molto più degli interessi della vittima e non può dunque essere considerata una cosa neutra. Visto che l'aggressore preferisce avervi completamente dalla sua parte, si accontenterà prefettamente della vostra decisione di prendere una via di mezzo. Per lui, questo significa che considerate il problema di coppia in parte colpa della donna, e parte colpa sua, dunque non si tratta più di violenza.

In realità, rimanere "neutri" significa colludere con l'agressore, intenzionalmente oppure no. Se siete coscienti di un maltrattamento cronico oppure severo e non agite, il vostro silenzio comunica che non vedete nulla di inaccettabile. Gli aggressori interpretano il silenzio come un'approvazione, o comunque un perdono. Per la donna vittima intanto, il silenzio implica che nessuno la vuole aiutare - esattamente ciò che desidera l'agressore. Chiunque decide di chiudere un occhio diventa dunque l'alleato dell'aggressore... E se vedete o sentite violenza o minacce, significa che dovete chiamare la polizia"

Lundy Bancroft, dal libro: "Ma perché lo fa? (Nelle menti degli uomini arrabbiati e controllanti)."